Ospite a una lezione di Comunicazione Giornalistica, presso il Dipartimento di Filosofia e Discipline della Comunicazione, il direttore del Qs Giuseppe Tassi racconta, col senno di poi, la verità sul caso delle “cicciotelle”.
BOLOGNA – Una storia che sembra ormai dimenticata da mesi quella del titolone che ha, nel bel mezzo delle Olimpiadi di Rio 2016, scandalizzato il Web e i social, nonché rischiato di rovinare per sempre la carriera di Giuseppe Tassi, direttore “responsabile” sia del Quotidiano Sportivo che del titolo sulle «cicciottelle». Ma alcune faccende non sono mai chiuse del tutto, soprattutto nella memoria di chi le ha vissute in prima persona. Lunedì 17 ottobre 2016, a più di due mesi dal polverone scatenatosi, Tassi è stato ospite a una lezione di Comunicazione Giornalistica, presso il Dipartimento di Filosofia e Discipline della Comunicazione, per raccontare agli studenti/aspiranti giornalisti la propria carriera e le proprie esperienze sulla professione giornalistica, racconto dal quale non poteva che venir fuori, con una lucidità caratteristica solo del senno di poi, lo scandalo sul «trio delle cicciottelle».
Un titolo apparentemente innocuo il quale, se fosse uscito su un simile foglio di carta 20/40 anni fa, probabilmente si sarebbe risolto con una risatina e uno scambio di battute tra lettori, come: «Certo che la parola cicciottelle potevano anche risparmiarsela». Ma il Qs (Quotidiano Sportivo) ha pubblicato il proprio articolo su tre atlete azzurre di tiro con l’arco, intitolato «Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico» ad agosto 2016 e nel 2016 si sa, era dei social e degli avvoltoi che lo popolano, un caso del genere non può passare impunito. La conseguenza dell’orda di difensori delle cicciottelle lanciatasi all’attacco attraverso post e tweet dissipati delle accuse più disparate quali sessismo e discriminazione, è stata l’immediata sospensione di Tassi dall’incarico di direttore. Così, come racconta il giornalista agli studenti dell’Alma Mater, un errore di valutazione riguardante un termine – situato sulla deadline del giornale – dovuto a stanchezza, benevolenza o forse mancanza di malizia nel dare peso a una parola interpretata quasi «con un senso di affetto», come dice Tassi stesso, non solo rischia di rovinare la sua carriera, ma paradossalmente lo rende più famoso di quanto non abbia mai fatto la sua professione; sebbene abbia rivestito ogni sorta di ruolo, dal redattore fino al direttore, partecipando anche come inviato a eventi di enorme portata quali Mondiali, Olimpiadi e, nientemeno, la diretta delle prime impressioni relative alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Nulla di tutto questo è stato riconosciuto potente tanto quanto l’utilizzo di una, alquanto ingombrante, parola come «cicciottelle».
Nonostante il polverone, la bufera mediatica e le scuse ufficiali sia in TV che sul Quotidiano rivolte alle tre atlete, meno offese dei loro stessi difensori, Giuseppe Tassi ha riottenuto il suo posto e la pace sembra essersi ristabilita con un «tutto è bene quel che finisce bene». Col senno di poi, a mente lucida e dopo che tutto ha riacquistato il suo equilibrio, il direttore riflette con gli studenti sul potere dei social media e su quanto gli stessi principali fruitori di notizie dovrebbero aiutare a educare a un uso più appropriato e sano di armi così potenti. Dopo due mesi, all’interno di un’aula universitaria, la vicenda delle «cicciottelle» si è finalmente rivelata per quello che era realmente: una dimostrazione di come i social media fomentino il “dito accusatorio”, possibilmente delle stesse persone che, nascondendosi dietro uno schermo, con quello stesso dito “marchiano” le «cicciottelle» per strada, deridendole.
Chiara Forcisi
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.