BURGIO (AG) – La piazza Roma di Burgio dal 1500 è luogo di incontro di alti prelati in visita alla rinomata fonderia di campane per commissionare le campane che risuoneranno nelle loro chiese, e dove ancora oggi, sempre seguendo la tradizione e i sistemi di una volta, si producono campane. Una ricchezza immensa per la cittadina della provincia di Agrigento, poter annoverare tra le sue bellezze artistiche e architettoniche la tradizione campanaria. Un lavoro ricco di fascino e molto faticoso, poiché per la realizzazione di una campana si impiegano circa due/tre mesi di tempo, in quanto vi sono diverse fasi.
Si parte dalla progettazione su carta, trasferita poi su legno sagomando il profilo della campana. Questa sagoma viene fissata su di un asse rotante e girerà attorno ad una sorta di “camino” costruito di mattoni, il tutto per ottenere la forma voluta fino alla fusione a fiamma riverberata, per la quale si adoperano stagno vergine e rame rosso, ottenendo la forma di bronzo (la cui fusione avviene ad una temperatura di 1100 gradi), mescolati col legno stagionato per evitare che il bronzo diventi duro se imbevuto d’acqua. Quando il metallo raggiunge il giusto punto di liquefazione, da alcuni fori laterali del forno fluiscono rivoli incandescenti, i quali vanno a raggiungere le forme interrate tramite percorsi predisposti in precedenza.
Ma prima di arrivare a questa meravigliosa e molto scenografica fase, occorre fare un piccolo passo indietro, bisogna prima “costruire” tre pezzi, posti uno sopra l’altro: il “maschio”, la “negativa” o “falsa campana” e la “cappa”, con l’utilizzo di creta bianca, canapa e crine di cavallo. Per la decorazione esterna con fregi e incisioni viene utilizzato un getto di gesso e uno di cera vergine d’ape, applicando il disegno in creta a stampa sulla falsa campana. La forma in argilla viene pennellata procedendo a infiammare il suo interno, in modo da scaldare e fare sciogliere i fregi in cera. Infine si tolgono la cappa e la falsa campana mentre lo spazio rimasto libero conferisce lo spessore alla vera e propria campana, prima della fase finale della fusione, quando le forme vengono interrate in una fossa ricoperta di paglia e arbusti e di terra, per evitare eventuali dilatazioni. Dalle mani dell’uomo la meraviglia del suono, dal 1500 sempre nello stesso posto, sempre allo stesso modo. Una realtà conosciuta in tutto il mondo, una realtà tutta da scoprire.
Letizia Bilella
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