BOLOGNA – Dal 6 all’8 aprile si è tenuto un ciclo di conferenze e una mostra fotografica dal titolo Abitare sociale, energia per la città, per interpretare il cambiamento dei quartieri di edilizia sociale e scoprire quali nuove energie producono. Comune di Bologna e Urban Center Bologna hanno promosso una tre giorni dedicata ai quartieri di edilizia sociale e alle potenzialità che essi offrono in termini di cambiamento, sviluppo e attivazione di energie positive.
La rassegna è partita da una indagine prodotta da alcuni autori tra i migliori rappresentanti della fotografia contemporanea italiana: Guido Guidi, William Guerrieri, Francesco Neri e Marco Zanta. Una ricerca diventata anche una mostra: Abitare sociale, una indagine fotografica per Bologna, aperta dal 6 al 30 aprile all’Urban Center Bologna: uno sguardo interpretativo su quelle parti di città che difficilmente trovano spazio nell’immaginario comune. La mostra restituisce infatti la ricchezza di alcune zone “periferiche” di Bologna che più volte nel corso della storia sono state la fucina di un cambiamento positivo: la concentrazione di comunità differenti che si confrontano e la voglia di creare un percorso in autonomia hanno offerto alla città energie preziose per il suo sviluppo. La mostra si compone anche di una sezione storica, con foto e progetti tratti dagli archivi di ACER-Bologna.
Da questo lavoro d’indagine è nato anche un volume, il quinto numero della collana I Quaderni di Urban Center Bologna che, oltre a restituire la complessità dell’indagine fotografica e delle ricerche d’archivio, contiene anche quattro racconti inediti dello scrittore italo-iraniano Nader Ghazvinizadeh, ambientati negli stessi quartieri oggetto delle esplorazioni fotografiche. In sintonia con la mostra, l’obiettivo delle conferenze è stato quello di esplorare e verificare risultati e nuove potenzialità di politiche orientate a conseguire miglioramenti nella qualità dello spazio fisico e contestualmente in grado di attivare e sollecitare l’inclusione sociale e interculturale, favorendo lo sviluppo di un clima anche economico positivo, cioè, in generale, di migliorare il benessere della comunità.
Lo sguardo si è allargato oltre i confini di Bologna per confrontarsi con altre realtà ed esperienze europee sollecitando vari punti di vista (urbanistico, architettonico, sociale, ecc.): si è passati da un focus sulle periferie francesi, con Umberto Napolitano dello studio parigino LAN, a una riflessione sul lavoro che il libanese Youssef Tohme sta svolgendo in diverse aree del mediterraneo, per poi ragionare sulle periferie italiane e sui modi per rammendarle, insieme (anche) a Massimo Alvisi, l’architetto che accompagna Renzo Piano nell’avventura del G124; sono stati affrontatio inoltre i temi del collaborative housing e degli interventi di rigenerazione energetica del patrimonio edilizio pubblico. L’8 aprile è stata infine l’occasione per riflettere sui nuovi modi di condividere l’abitare, come quelli offerti dal Cohousing e per visitare in anteprima il cantiere di Porto 15, il primo Cohousing pubblico di Bologna (e d’Italia).
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