Cineturismo: un termine apparentemente di facile comprensione, dalla connotazione affascinante e che sembra alludere immediatamente ad un’interessante commistione fra la produzione cinematografica e la valorizzazione del territorio in termini turistici. Eppure, non si tratta solo di questo. Il legame fra cinema e viaggi, in effetti, non è affatto recente e le sue declinazioni sono state innumerevoli in ogni genere di pellicola: da quelle neorealiste a quelle fantascientifiche, da quelle gialle a quelle horror, da quelle fantasy a quelle romantiche, in un arco temporale che diacronicamente include tanto gli anni Cinquanta quanto gli anni Duemila. Ad oggi rappresenta una realtà di fatto, al punto che proprio al cineturismo è dedicato l’Ischia Film Festival. Come si legge sul sito ufficiale, «ogni anno il festival dedica attenzione al fenomeno del cineturismo attraverso un convegno internazionale e pone l’attenzione del pubblico sui luoghi del cinema mediante una mostra fotografica dedicata». Tale attenzione risale agli anni Quaranta e, in particolar modo, ad una trovata statunitense dell’epoca, con cui si è iniziato a promuovere un territorio attraverso la realizzazione di un film: registi e cast hanno diritto a incentivi tecnici e logistici, a contributi spesso a fondo perduto e a vere e proprie sessioni di orientamento nel mondo amministrativo locale, dando in cambio la garanzia che la sede ospitante benefici di un ritorno superiore al proprio investimento. L’organizzazione suddetta ha un nome: Film Commission.
È questo il meccanismo che sta alla base del milione di visitatori in più arrivati al Louvre nel 2006, dopo aver visto nelle sale Il Codice da Vinci, o della moltiplicazione del flusso turistico in Nuova Zelanda (per un fatturato di 24 milioni di dollari neozelandesi) dopo l’uscita de Il Signore degli Anelli nel 2003. Idem per Braveheart, che nel 1995 ha fruttato alla Scozia un incremento dei flussi turistici del 300%, per Letters to Juliet del 2010 e per alcune pellicole firmate Woody Allen, quali Vicky Cristina Barcelona, Midnight in Paris e To Rome with love. In altre parole, gli spettatori vengono più o meno subdolamente persuasi a visitare una determinata area geografica: guarda caso, proprio quella osservata per due ore nel corso di una proiezione cinematografica, curata nei minimi dettagli paesaggistici e urbani.
Per spiegare cosa spinga un turista a recarsi proprio su uno o più luoghi del cinema, l’Università Cattolica di Milano ha condotto una ricerca al riguardo, curata da Roberto Nelli, Furio Reggente e Roberta Tedesco. Il cineturismo è stato da loro studiato dal punto di vista psicologico, cosicché si è pervenuti alla conclusione che una simile strategia ottiene maggiori riscontri con lo stereotipo del «turista ludico e sognatore», di età media inferiore ai 35 anni e con un buon livello di istruzione: questa è la “preda” che trasforma più facilmente le immagini osservate in una vacanza nella quale immedesimarsi, in un viaggio da compiere con le proprie gambe nei luoghi del film. Tale profilo analizzato, peraltro, esemplifica alcuni tratti ricorrenti del turista contemporaneo: la tendenza ad affidarsi alle sensazioni emotive e a farsi attirare «da ciò che la località promette e permette di far vivere, più che da elementi concreti e tangibili». Attenzione, pertanto, a non “cadere nella trappola”: è bene che un viaggio sia organizzato con consapevolezza e, se è vero che rimane legittimo lasciarsi affascinare dalla scena di un film ed eleggere il luogo visto a prossima meta turistica, è altrettanto veritiera la necessità di agire sentendosi padroni del proprio orientamento, per evitare delusioni al termine dell’esperienza e per essere pronti ad interessarsi al territorio visitato per ciò che esso offre in sé e non durante tale o tal altra ripresa.
Eva Luna Mascolino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.