L’Italia è ufficialmente fuori dalla recessione. Secondo i dati recenti dell’ISTAT (Istituto di crescita), per la prima volta dopo circa due anni il PIL italiano torna ad avere il segno positivo (+0,3% rispetto al quarto trimestre del 2014). Nonostante si tratti ancora di una lieve crescita, è certo che per la prima volta il Belpaese torna ad essere in linea con i parametri del resto dell’Europa, lasciandosi forse alle spalle un periodo di grande crisi economica. Quanto riportato nel DEF (Documento di Economia e Finanza) dal Governo Renzi è stato sintetizzato dalla stima di crescita dell’ISTAT, secondo cui nel corso del 2015 in Italia si registrerà «un aumento del prodotto interno lordo (PIL) pari allo 0,7% in termini reali, cui seguirà una crescita dell’1,2% nel 2016 e dell’1,3% nel 2017».
Uno dei fattori principali a cui attribuire il segno positivo nelle previsioni future di crescita è rappresentato dalla domanda interna, continua a spiegare l’Istituto di crescita «dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) maggiore dell’apporto negativo della domanda estera netta». Ciò significa che gli italiani hanno ricominciato a spendere, anche se i dati relativi all’occupazione non indicano ancora la fine della crisi occupazionale. A tal proposito, l’Italia risulta essere ultima in classifica per occupazione giovanile con un tasso elevatissimo di abbandono della scuola. Secondo un rapporto pubblicato dall’OCSE, spesso i giovani italiani under 30 non riescono a trovare un’occupazione perché non hanno le competenze ricercate dal mercato del lavoro e la causa di ciò è legata alla scarsa o nulla formazione. Inoltre, in Italia è altrettanto alta la percentuale dei cosiddetti neet (26,09% tra gli under 30, nel 2013), cioè di coloro che non studiano né cercano un lavoro.
Nonostante i dati sconfortanti, l’ISTAT segnala ad aprile una diminuzione del tasso di disoccupazione di 0,2 punti percentuali, discendendo al 12,4%. Renzi festeggia su Twitter: «Abbiamo 159mila occupati in più in aprile primo mese pieno di Jobs Act. Avanti tutta su riforme»; ma secondo i tecnici dell’Istituto di crescita è ancora «presto per capire se è l’effetto del Jobs Act».
Ester Sbona
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