Il motivo ve lo sveliamo senza troppi giri di parole: i danesi si confermano ancora una volta “popolo più felice della terra“. Il motivo verterebbe tutto sulla Work-Life-Balance, cioè il bilanciamento tra vita privata e lavoro. In Danimarca, infatti, il lavoro settimanale ufficiale sarebbe di 37 ore ma una nuova indagine eseguita da parte dell’OCSE (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) svela che in realtà il lavoratore medio danese non passa più di 33 ore sul posto di lavoro.
Lavorare meno per lavorare meglio. E non è solo un modo di dire. Il danese medio una volta giunto l’orario di chiusura si dedica alla vita oltre il lavoro. Anzi, restare in ufficio fino a tardi non fa altro che dare una brutta impressione ai colleghi e ai datori stessi: non viene visto come motivo di vanto, bensì come segno di poca efficienza e incapacità di gestire il proprio tempo. Chiuso il laptop o posati gli attrezzi, i lavoratori in Danimarca si dedicano a loro stessi. Che sia un hobby, fare sport o semplicemente passare del tempo con la propria famiglia: il benessere della persona sta al centro del sistema danese. Un sistema che funziona, oltretutto: dei lavoratori riposati e rilassati saranno contemporaneamente più produttivi. E basta fare un viaggio in Danimarca per rendersi conto delle enormi differenze con il nostro Paese.
Non è un caso, infatti, che l’economia danese versi in ottime condizioni e con essa tutti i servizi dello stato. Il danese medio cresce in scuole di alto livello e dopo la conclusione degli studi non ha alcuna difficoltà a trovare lavoro. Gli stipendi medi, oltretutto, sono di gran lunga più alti rispetto ai nostri in Italia e permettono ai giovani di poter lasciare presto le proprie famiglie. Maggiori garanzie economiche offerte dal Paese garantiscono contemporaneamente una crescita fruttuosa dei propri individui: sani, produttivi e felici. E più ricchi, ricordiamolo, anche se per loro è l’ultimo dei pensieri.
Francesco Mascali
(articolo e foto)
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»