All’indomani della tornata elettorale per le regionali, il popolo francese si è risvegliato con il Front National primo partito d’Oltralpe, alla luce del 28% conquistato già al primo turno. Un vero e proprio «poussée historique», come titolato da Le Monde, che ha sintetizzato il fatto con un concetto preso in prestito dalla matematica: «equazione della paura». Per il noto quotidiano, infatti, questo successo è dovuto in particolar modo alla connessione che il partito guidato da Marine Le Pen ha messo in evidenza, agli occhi degli elettori, tra il più importante flusso migratorio dal secondo dopoguerra, la presenza in Francia della più grande comunità musulmana d’Europa e la minaccia del terrorismo di matrice islamica.
Non c’è da meravigliarsi, quindi, se il movimento espressione della destra radicale abbia attecchito nei territori maggiormente esposti al fenomeno immigrazione, come è avvenuto per esempio nella città portuale di Calais, dove sostano migliaia di profughi in attesa di attraversare il canale della Manica per raggiungere la Gran Bretagna. Qui è stata allestita una grande tendopoli che ospita oltre seimila rifugiati e che ha ricevuto dagli abitanti del luogo il famigerato soprannome di Jungle.
La vittoria del Front National non è, dunque, una sorpresa: è frutto di una graduale ascesa, iniziata nel momento in cui Marine Le Pen ha raccolto la pesante eredità politica del padre Jean-Marie. Eppure, secondo l’analisi dei sondaggisti, “l’effetto Bataclan” ha influito soltanto tra i 2 e i 3 punti percentuali alle urne; oltre al fatto che va sottolineato come il messaggio lepenista sia stato recepito soprattutto tra le generazioni più giovani, ma non a Parigi, dove il Fronte è rimasto sotto il 10%. Alla luce dei numeri e della portata storica del trionfo elettorale, in ogni caso, adesso la Le Pen sicuramente ha in mano un biglietto con vista sull’Eliseo, sulla strada che porta alle presidenziali in programma per il 2017.
Gabriele Mirabella
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