Si è svolta a Rimini, il 28 gennaio scorso, l’ultima assemblea degli amministratori locali del Partito Democratico, durante la quale il segretario nonchè ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha fatto il suo ritorno su un grande palcoscenico pubblico, dopo quasi due mesi di parziale anonimato. L’ex sindaco di Firenze è stato accolto con grande clamore dal pubblico e dai membri del suo partito, con applausi provenienti anche da chi sarà suo diretto avversario nell’ormai imminente congresso. L’intervento rivolto alla platea ha avuto come tema iniziale la tragedia di Rigopiano: «Vorrei che dedicassimo la nostra assemblea a una delle vittime di Rigopiano, Jessica, una giovane democratica. Il padre ha detto “abbiamo perso una figlia che credeva al cambiamento di questo Paese”. Parole che mi hanno fatto venire i brividi», ha detto Renzi.
Dopo questa importante e doverosa parentesi, il segretario del PD ha incentrato il suo lungo discorso sul tema caldo della giornata: ripartire dopo la pesante sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre. E si inizia subito menzionando indirettamente l’avversario interno, Massimo D’Alema, che da qualche tempo raduna dissidenti per creare un’alternativa all’attuale segreteria: «L’avversario è chi gioca le carte della superficialità e della paura e non chi cerca di fare polemica all’interno della nostra aerea. I giornalisti penseranno che io, da qui, risponderò a chi ha parlato nel corso di un’altra assemblea. Peccato, non sarà così. Riprovateci».
Poi attacca Grillo, il cui Movimento è stato definito l’unico grande rivale dei democratici per la lotta alle prossime politiche: «Noi vinciamo le elezioni confrontandoci sul programma, il salto nel buio nella scelta cinquestelle, che alcuni cittadini hanno fatto, come a Roma, porta diretto nel tunnel delle scie chimiche. È inutile che dall’ultimo viaggio turistico alla moda sul mare africano l’ultimo dell’anno uno spregiudicato pregiudicato arrivi a dirmi che il problema è la povertà».In secondo luogo, non poteva non essere affrontato il tema della legge elettorale, dopo il parere della Corte Costituzionale risalente al 24 gennaio scorso che, di fatto, cancella il ballottaggio e assegna il premio di maggioranza al partito o alla coalizione che raggiunge il 40% dei consensi.
Pertanto, per le principali forze politiche del panorama italiano si prospetta un obiettivo tanto chiaro quanto complesso da perseguire. «C’è un modo per evitare il caos: arrivare al 40%. Possiamo farlo noi, possono farlo gli altri. Noi ci siamo già arrivati: una volta è stata una vittoria, una volta una sconfitta. Siamo abituati ad arrivare al 40% se smettiamo di guardare al nostro ombelico e parliamo dei veri problemi dell’Italia», ha dichiarato Matteo Renzi in merito. Si preannuncia, in conclusione, un periodo di alto fervore che anticiperà a tutti gli effetti la campagna elettorale dei prossimi mesi. Dopo il voto referendario di dicembre, non resta che attendersi la ridiscesa in campo di tutti i maggiori leader politici del Paese.
Francesco Laneri
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