Oggi, 8 marzo, è la “Festa della donna”. Una celebrazione storica che nasconde un significato molto più ampio del classico gesto del regalare la mimosa, a cui spesso viene banalmente associata.
Perché si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna?
Secondo un falso mito, la cosiddetta “festa della donna” è nata in seguito all’incendio che colpì nel 1911 la Triangle, fabbrica newyorkese composta per grande parte da lavoratrici donne. In realtà, l’idea di istituire una giornata speciale per l’affermazione dei diritti della donna nacque ben prima, già a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando iniziarono le prime grandi manifestazioni per il diritto di voto. Fu istituzionalizzata nel 1909 quando il Partito Socialista americano istituì una giornata dedicata alle lotte per l’emancipazione femminile, fissata all’ultima domenica di febbraio. Fu fatto un primo tentativo di internazionalizzare la festa, ma fallì. Nonostante ciò tra il 1910 e il 1911 la celebrazione iniziò a diffondersi in altre parti del mondo, senza avere però una data fissa, aiutata anche dall’ondata di manifestazioni innescata dall’incendio alla Triangle.
L’8 marzo rimase a lungo una ricorrenza celebrata dai pochi che abbracciavano l’ideologia social-comunista. Solo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 coinvolse le donne (e non solo) di tutte le ideologie politiche. È stata ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite come giornata dei diritti femminili nel 1977.
La “festa” venne celebrata per la prima volta in Germania nel 1914, e il giorno cadde casualmente per l’8 marzo. Solo successivamente venne fissata la data ufficiale: è stato scelto l’8 marzo non solo per questa ragione, ma anche per ricordare la rivolta prettamente femminile del 1917 a Pietrogrado, che portò al rovesciamento dello zar.
Il fatto che la mimosa sia il simbolo della “festa della donna” non è un caso. La mimosa è stata selezionata in quanto fiore che cresce spontaneamente su tutto il territorio. Rappresenta inoltre la forza, la tenacia e l’energia della donna.
Ogni 8 marzo ricorre la Giornata internazionale dei diritti della donna. Spesso ci riferiamo erroneamente a questa ricorrenza come “festa della donna”: ma perché è un errore? In realtà non si tratta di una vera e propria festività, ma di una ricorrenza dove ad essere celebrata non è la figura della donna, ma tutte le lotte e le relative conquiste fatte negli anni, senza perdere di vista quelle che devono ancora essere fatte.
Se per lungo tempo la vera essenza della ricorrenza è andata perdendosi, negli ultimi anni l’8 marzo sta riacquisendo il suo senso politico.
Roma, Milano, Genova, Bologna… In tutte le principali città italiane i cittadini scendono in piazza per manifestare in difesa dei diritti della donna.
E non solo: è stato lanciato uno sciopero generale da Non una di meno, associazione transfemminista che è già scesa in piazza il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Quanto valgono le nostre vite? Quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto “Dio, Patria e Famiglia” di questo Governo? Quanto vale il nostro tempo e il lavoro che in quel tempo siamo in grado di svolgere? Poco. Quasi niente per coloro che ci sfruttano e ci opprimono. Tantissimo per noi che vogliamo tornare a urlare: se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!”, scrivono nel loro sito ufficiale.
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.