La Turchia è un grande Stato situato per una parte in Europa sudorientale e per un’altra in Asia Occidentale; la capitale è Ankara, ma la città più conosciuta a livello internazionale è Istanbul, dove la parte europea e quella asiatica sono separate dalle acque del Bosforo. Il Paese ha una forma di governo repubblicana laica e la sua popolazione è composta per il 98% da musulmani, di cui il 68% è sunnita e il 30% è sciita, mentre il restante 2% è composto da altre minoranze religiose. È stato Mustafa Kemal Ataturk, militare e primo Presidente turco, a non riconoscere l’islam come religione di Stato e a introdurre nel Paese il liberalismo e i principi di eguaglianza fondando la Repubblica turca.
Ataturk è morto nel 1938 e con lui sembra essere scomparsa la Turchia libera. Dal 2003, infatti, con la vittoria elettorale di Erdogan come primo ministro, si avvia una nuova fase politica della nazione, che ha portato alla Turchia di oggi, dove le donne non hanno nessun diritto e il Corano è l’argomento di studio principale in tutte le scuole. Il governo di Erdogan, infatti, dopo l’ultima vittoria in occasione delle elezioni presidenziali del 2007 (le prime ad elezione diretta del presidente) ha avviato una riforma della scuola di Ataturk, allo scopo di rendere obbligatorio l’insegnamento della religione islamica nella variante sunnita. Nonostante la condanna del Parlamento di Strasburgo di tale riforma, il presidente prosegue con le riforme islamiste e dichiara di «non riconoscere il Parlamento europeo».
Intanto, i casi di violenza sulle donne e di femminicidio aumentano grazie alla riforma della giustizia che tutela gli uomini e avvalora la visione maschilista di Erdogan, il quale ha in più occasioni ribadito che «la donna è subalterna all’uomo e che dovrebbe avere minimo tre figli», affermazione ben legata al forte sentimento nazionalista del Presidente, che collega la forza del Paese a una popolazione giovane. Le proteste di piazza Taksim nel 2013 hanno mostrato chiaramente il malcontento popolare e il rifiuto di milioni di persone a un ritorno al passato conservatore, ma la dura repressione del governo ha chiarito ogni dubbio sull’intenzione del Presidente di andare avanti nel programma di costruzione di un nuovo “impero”, dove la religione islamica sunnita possa fare da volano allo sviluppo di uno Stato non più laico.
Ester Sbona
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