Parigi 7 gennaio 2015, sono le 12:00 circa quando tre uomini armati di kalashnikov fanno irruzione nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, causando 12 vittime. Il direttore del giornale, Stephan Charbonnier, e i più importanti vignettisti vengono uccisi. Si tratta dell’attentato più violento commesso in Francia dal 1961, periodo della guerra d’Algeria, nonché della testimonianza di una guerra interna dell’Islam radicale proiettatasi in Europa.
Si combatte oggi una guerra per la leadership della Jihad globale, una feroce competizione in atto tra le principali cellule terroristiche del mondo arabo (ISIS, AQAPA, JABHAT AL NUSRA) condotta a colpi di attentati, torture e rivendicazioni di attacchi, dove i veri protagonisti del terrore sono i bambini soldato. Secondo quanto descritto da un report di Amnesty International (organizzazione non governativa, attiva internazionalmente in materia di tutela dei diritti umani), attualmente sono circa 300.000 i minori tra i 10 e i 17 anni che combattono nella guerra per il primato nella Jhiad globale, assoldati coercitivamente dai vari gruppi terroristici, in primis dall’ISIS (gruppo terrorista islamista). Alcuni minori si arruolano volontariamente per sfuggire alla miseria e alla fame, altri per paura di subire ritorsioni e violenze, ma è sempre più in crescita il numero di coloro che vengono catturati, violentati e costretti ad impugnare le armi per la guerra santa e per il futuro della Jihad. Questi ultimi vengono trattati brutalmente dagli addestratori islamici per alimentare la loro rabbia e per renderli, così facendo, utili soldati da sfruttare nella competizione jihadista.
La legislazione internazionale, con il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo (2000, maggio), fa espresso divieto alla partecipazione dei minori nei conflitti armati. Il dispositivo è entrato in vigore nel 2002 ed è stato ratificato da 114 Stati. A livello giurisdizionale, inoltre, dal 2002 esiste il tribunale penale internazionale dell’Aja incaricato di pronunciarsi su condanne relative a crimini contro l’umanità. In relazione ai crimini contro i minori, il tribunale ha espresso la sua prima sentenza di condanna nel 2009 contro l’arruolamento di minori nel Congo e a carico del “Signore della guerra”, il congolese Thomas Lubanga, che tra il 2002 e il 2003 arruolò migliaia di bambini nella guerra condotta nella Repubblica democratica del Congo.
A distanza di quasi 10 anni dall’ultima sentenza del tribunale dell’Aja, oggi la guerra civile in Siria, con migliaia di profughi in fuga verso l’occidente e con la ferocia del terrorismo dell’ISIS, lascia sperare che lo stesso tribunale riesca a fare nuovamente giustizia contro i crimini che si stanno commettendo nei confronti dei bambini sottratti alla libertà perché assoldati in una guerra definita “religiosa”.
Ester Sbona
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