Dopo un lungo travaglio e le numerose polemiche, il Rosatellum bis è legge. Con 214 voti favorevoli, 61 contrari e 2 astenuti, il Senato della Repubblica ha approvato il sistema elettorale che traghetterà il Paese verso le elezioni politiche del 2018. I partiti ad aver sostenuto questa riforma sono stati PD, Forza Italia, Lega e Area Popolare; M5S, Mdp e Sinistra Italiana quelli ad averla osteggiata. Dopo la pronuncia, da parte della Consulta, di illegittimità costituzionale parziale dell’Italicum e dopo la già nota incostituzionalità del Porcellum, non vi era nell’attuale ordinamento un sistema elettorale definito e il nuovo Parlamento sarebbe stato eletto sulla base delle correzioni effettuate dalla Corte Costituzionale alle precedenti leggi.
Il Rosatellum presenta sia elementi di un sistema maggioritario, che di un proporzionale. Alla Camera vi saranno 232 deputati eletti da collegi uninominali, 386 eletti da collegi plurinominali, mentre 12 seggi verranno assegnati alla circoscrizione estero. Al Senato la divisione consta di 109 collegi uninominali, 200 seggi da collegi plurinominali e 6 seggi per la circoscrizione estero. La presenza di poco più di un terzo del totale di collegi uninominali fa sì che l’unico seggio della circoscrizione venga assegnato al candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti, secondo una tendenza tipica dei sistemi maggioritari. Sono ammesse sia le singole liste che le coalizioni di liste, a differenza del mai applicato Italicum che aboliva le coalizioni. La clausola di sbarramento è fissata al 3% per le singole liste, al 10% per le coalizioni, in cui le liste collegate devono raggiungere almeno la soglia del 3%. Le clausole di sbarramento, inferiori a quelle previste dal Porcellum, e i collegi plurinominali, sono invece elementi che connotano il Rosatellum secondo i caratteri di un sistema proporzionale.
L’elettore si esprimerà su una sola scheda e non sarà possibile il voto disgiunto tra partito e candidato nel collegio uninominale. Sono ammesse le pluricandidature, fino a un massimo di cinque nei collegi plurinominali, oltre alla candidatura in quello uninominale. Importanti novità anche in tema di “quote rosa”: ciascuna lista bloccata non potrà presentare oltre il 60% dei candidati tra appartenenti allo stesso sesso. Peraltro, i collegi plurinominali che attribuiscono due seggi saranno assegnati rispettivamente ad un uomo e a una donna. Il Senato ha quindi dato il via libera ad una legge che appronterà novità significative, nonostante le polemiche e le ingenti difficoltà nel trovare le maggioranze parlamentari che appoggiassero il disegno di legge in entrambi i rami del Parlamento. Infatti, è stato necessario che il Governo ponesse ben otto volte la fiducia su alcuni articoli della legge affinché questa venisse approvata. «Quando mi arriva qualche provvedimento, una legge del Parlamento o un decreto del Governo, io, anche se non lo condivido appieno, ho il dovere di firmarlo» ha dichiarato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che non nasconde la sua perplessità in materia.
Diversa è invece la polemica del Movimento 5 Stelle, che critica il Rosatellum in primo luogo per le forze politiche che lo appoggiano e che hanno permesso la sua approvazione. Critico anche l’ex segretario del PD, ora esponente di Mdp, Pierluigi Bersani: «Verdini? Ma non si percepisce il disagio di avere in maggioranza una persona che ha la sua biografia giudiziaria?». Denis Verdini è infatti l’uomo oggetto di maggiori polemiche e che ha fornito un contributo rivelatosi fondamentale affinché il Rosatellum divenisse legge. «Questa non è la migliore legge elettorale perché leggi perfette non esistono, ma è la migliore possibile in questo momento storico e in questo Parlamento. Dicono che sia figlia mia. Ma al massimo nipote, perché l’idea è un compromesso, così come tutta questa legislatura», ha dichiarato il senatore del gruppo misto. Dopo estenuanti transizioni, il capitolo legge elettorale è archiviato e presto lo sarà anche una delle legislature più discusse della storia recente.
Francesco Laneri
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