«L‘ambiente è parte integrante della politica economica» è il messaggio di esordio del Ministro Galletti, lanciato durante la riunione di apertura del G7 Ambiente a Bologna. Attorno al tavolo “green”, appositamente realizzato per l’occasione presso l’Hotel Savoia Recency, oltre all’Italia si sono seduti i rappresentanti di Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, il Commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella, quello per l’azione per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete, e quattro ministri dell’Ambiente di Nazioni esterne al G7: Cile, Ruanda, Maldive ed Etiopia. Proprio a questi ultimi è andato il particolare ringraziamento del padrone di casa, che ha sottolineato il loro solerte impegno nelle questioni inerenti i temi al centro del vertice. Il leitmotiv è stato soprattutto il clima, con il confronto sull’implementazione dell’Accordo di Parigi per combattere il riscaldamento globale e la tanto attesa presenza del Direttore dell’Epa (Agenziale federale per l’Ambiente degli Stati Uniti), Scott Pruitt, il quale però ha partecipato solo alla sessione mattutina di domenica per poi ripartire immediatamente nel pomeriggio. «Le posizioni americane sull’Accordo di Parigi sono distanti. E rimarranno così» ha commentato il Ministro italiano in merito al breve intervento di Pruitt. La delusione in proposito è comune e condivisa, così come manifestato dalle parole del Segretario Onu, Patricia Espinosa, e dal Ministro dell’Ambiente tedesco Hendricks. Sul tavolo però vi erano anche gli obiettivi di crescita sostenibile, finanza verde, inquinamento marino ed economia circolare.
Quella che ha preceduto i due giorni del G7 è stata una settimana di iniziative e incontri organizzati su tutto il territorio bolognese, con lo slogan #ALL4THEGREEN. Dopo l’inaugurazione dell’Atomium in piazza XX Settembre, sotto l’egida del Sindaco, Virgilio Merola, e del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, mercoledì 7 giugno si è tenuto il primo forum Nazionale sull’economia circolare. Nella Sala Consiglio di Palazzo Malvezzi in via Zamboni si sono alternati interventi delle istituzioni locali, come il vicesindaco della Città metropolitana, Daniele Manca, il vicesindaco del Comune di Bologna, Marilena Pillati, e il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elisabella Gualmini, e di luminari internazionali, prima fra tutti l’economista inglese Kate Raworth, che The Guardian ha annoverato fra i primi 10 economisti più influenti al mondo. L’attenzione è stata catalizzata sulla “Teoria della ciambella”, concetto proprio della Raworth, ossia un’economia circolare assimilabile ad una bussola per guidare lo sviluppo globale e le strategie aziendali in chiave sostenibile.
Di impatto ancora maggiore è stato l’accordo siglato dalle città metropolitane giovedì 8 giugno. Nella suggestiva cornice della Rocchetta Mattei, i rappresentanti delle maggiori città italiane (Bologna, Firenze, Milano, Torino, Bari, Roma e Catania, a cui si sono aggiunte Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Genova e Palermo) hanno firmato la “Carta di Bologna per l’Ambiente”, un documento che delinea otto grandi aree tematiche sulle quali intervenire affinché il modello di crescita sia improntato alla sostenibilità. «Per la nostra città la Carta è davvero molto importante, dal momento che l’abbiamo promossa con convinzione. Anche perché crediamo che salvare la nostra terra sia un obiettivo ineludibile» le parole del Sindaco Merola.
Il dibattito ambientale, però, ha coinvolto anche la sfera religiosa. Venerdì scorso gli esponenti delle grandi religioni del mondo si sono riuniti nel capoluogo emiliano per discutere dei cambiamenti climatici. Al termine dell’incontro è stata sottoscritta la “Carta dei Valori e delle Azioni”, poi consegnata nelle mani dei ministri del G7 domenica 11 giugno. L’iniziativa, che prende il nome di “Tavola del Dialogo di Bologna. Confronto Interreligioso sulla Custodia del Creato per una Carta dei Valori e delle Azioni”, è stata organizzata da Earth Day Italia in collaborazione con il Ministero per l’ambiente e il Gruppo Connect for Climate di Banca Mondiale, con l’intenzione di innescare uno scambio incisivo su un piano diverso ma sinergico con la politica, sul tema dell’emergenza climatica. La Carta, dunque, vuole essere un richiamo al fatto che le religioni possano giocare un ruolo fondamentale, soprattutto laddove falliscano i governi, nel mobilitare i cittadini del mondo a chiedere un cambiamento di stili di vita per proteggere il pianeta: si dichiara, in primis, la volontà di proteggere gli accordi di Parigi e la loro efficace applicazione e si sottolineano le responsabilità dei Paesi più ricchi nei confronti dei più deboli, attraverso l’attuazione di politiche energetiche trasparenti e sostenibili. Già Papa Francesco, infatti, nell’enciclica Laudato Si aveva sostenuto che il degrado umano andasse di pari passo con quello ambientale. «In materia di ambiente è facile scontrarsi con una mentalità che guarda solo ai costi immediati. Ma occorre invece avere coraggio, come a Parigi» è stato, infine, il commento dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi.
Il giorno di esordio del vertice si è caratterizzato anche per una manifestazione anti-G7 in pieno centro storico. La protesta, iniziata la mattina di domenica con una “critical mass” delle tute bianche in bicicletta fino all’Hotel che ospita il summit, si è poi spostata in Piazza Maggiore protraendosi fino al tardo pomeriggio. “Non c’è un Planet B” recitavano i cartelli, affiancati da striscioni di Legambiente, Greenpeace, No Tav, no Passante e No Tap. Il corteo, che ha visto sfilare anche rappresentanti politici, da Federico Martelloni (Coalizione Civica) a Dora Palumbo e Silvia Piccinini (M5S), si presentava del tutto pacifico, ma ha comunque visto l’intervento delle forze dell’ordine; e proprio sulla “militarizzazione” della città il deputato di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia, ha annunciato un’interrogazione parlamentare: «Il Governo dovrà spiegare perché ha deciso di militarizzare Bologna, la città non lo meritava. Tante persone hanno dimostrato di essere la vera alternativa ambientale, mentre i grandi del G7 sono incapaci di fare il loro mestiere». Contemporaneamente anche Via Rizzoli è stata oggetto di un insolito presidio. Diversi panda di cartapesta si sono distribuiti sotto le Due Torri per lanciare un messaggio chiaro ai protagonisti del G7: “Save the climate. Save the Humans”. Il simbolo del WWF, infatti, intendeva «attirare l’attenzione sull’urgenza di interventi sul problema dei cambiamenti climatici». Un piccolo panda è stato anche consegnato, dal responsabile del WWF Young, Marco Galaverni, e dalla responsabile Clima dell’associazione, Mariagrazia Midulla, al Ministro Galletti, il quale l’ha portato con sé in riunione al tavolo del vertice.
Il summit si è concluso con l’adozione all’unanimità della dichiarazione finale del G7 Ambiente, riaffermando cioè l’impegno nei confronti degli Accordi di Parigi. Gli Stati Uniti, tuttavia, non hanno aderito alla sezione inerente al clima e alle banche per lo sviluppo, ma si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra con iniziative autonome: «Gli Stati Uniti continueranno ad impegnarsi con i partner internazionali chiave in modo che sia coerente con le nostre priorità nazionali, preservando sia una forte economia che un ambiente salubre» si legge in una nota del comunicato.
«Poteva essere il G7 della rottura, ma è stato il G7 del dialogo e un documento finale all’unanimità ne è la riprova» il commento a caldo del Ministro Galletti.
Francesca Santi
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