I dati segreti dell’Internal revenue Service rivelano le iniquità causate dall’evasione dei più ricchi dall’imposta sul reddito. L’indagine condotta da ProPublica, sulla base di suddetti dati, mostra come importanti personalità del settore delle “tecnologie del futuro” paghino tasse irrilevanti rispetto al loro ingente patrimonio.
Le fiscalità della Repubblica Federale Americana seguono un sistema progressivo, secondo cui i più abbienti pagherebbero un’aliquota d’imposta sul reddito che aumenta all’aumentare dell’entrata. Ciò che ha scoperto il giornale d’inchiesta: le 25 persone più ricche del mondo pagano mediamente oltre la metà delle tasse pagate da milioni di “comuni” cittadini americani. E in alcuni casi non le pagano proprio.
Figure come Jeff Bezos, Elon Musk e Warren Buffet hanno visto la loro ricchezza crescere di 401 miliardi dal 2014 al 2018, pagando solo il 15% di tasse. Ciò è stato possibile tramite escamotage legali volti ad aggirare il fisco: ad esempio prendendo in prestito enormi somme di denaro sostenute da altrettante partecipazioni azionarie. Infatti, tali prestiti non sono sottoposti a tassazione.
L’ingiustizia è evidente. Non solo perpetrata ai danni delle famiglie non milionarie che hanno dovuto sostenere una tassazione più gravosa, ma anche ai danni dello stesso sistema fiscale americano e mondiale. Per questo motivo, l’intenzione del presidente Americano Biden è quella di aumentare le tasse sui guadagni di capitale tratti dagli investimenti. L’aumento si applicherebbe alle persone con un reddito annuale di un milione di dollari o più, per far fronte all’esigenza di finanziare i suoi piani per la ripresa economica e progetti di infrastrutture.
La questione è sicuramente da considerare rilevante a livello globale, per cui possibili provvedimenti non saranno presi limitatamente al perimetro americano. Infatti, il tema è già stato affrontato in una riunione tenuta dai ministri delle Finanze del G7 che ha avuto esiti significativi. É stato raggiunto un accordo sul principio di una aliquota globale minima del 15% per la tassazione delle grandi imprese, da applicare Paese per Paese.
L’intesa raggiunta sarà ulteriormente discussa al G20 e, qualora venisse approvata, costituirebbe un’inversione di marcia a livello globale. In questo senso si esprime lo stesso Mario Draghi: «É un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini».
Questa proposta senza precedenti potrebbe ridurre le disparità e le disuguaglianze che hanno caratterizzato lo scenario finanziario globale. Anche alla luce della situazione di crisi prodotta dalla pandemia, l’evasione fiscale dei “Big” non è più tollerabile, occorre ridisegnare le regole. Ciò rappresenterebbe il primo effettivo tentativo per il risanamento dell’abissale divario che separa i pochi super ricchi e i milioni di lavoratori senza margini di risparmio. A tal proposito, questo strumento non sarà sufficiente ma di centro è un buon punto di partenza.
Teresa Maimone
Fonte foto: Flickr
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