Ottomila persone si sono riunite a Trieste per gridare: No Green Pass. Mai stato così alto il numero di partecipanti a una manifestazione contro la certificazione verde ,avvenuta recentemente nelle piazze italiane. Così ha reso noto la Questura della città che si affaccia sull’Adriatico. Quello del 6 novembre è stato il settimo corteo contro l’obbligatorietà del Green pass a Trieste che oggi conta centinaia di contagi.
Il corteo partito da piazza Libertà, veniva aperto da un furgone sul quale era montato un altoparlante con cui è stato raccomandato ai partecipanti di indossare la mascherina, in virtù delle ultime restrizioni imposte dal prefetto. Poi sono state illustrate le ragioni della protesta.
Giunto nella triestina piazza Oberdan, il corteo No green pass si è fermato, invece di tornare al punto di partenza, in piazza della Libertà, come era previsto dal programma. Secondo quanto hanno spiegato gli organizzatori, i manifestanti si sono sciolti prima, perché in piazza Oberdan ha sede il Consiglio regionale e, dunque, simbolicamente, la protesta ha coinvolto anche le istituzioni locali dalle quali si sono sentiti “attaccati” nei giorni scorsi.
Diversi i tafferugli verificatisi nel pomeriggio del 6 novembre. Infatti, alcuni manifestanti hanno cercato di entrare nonostante le transenne in Piazza Unità e la presenza delle forze dell’ordine. Queste ultime sono state destinatarie di insulti al pari del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza. Quindi, le forze dell’ordine sono state costrette a caricare usando manganelli. Una persona sarebbe rimasta contusa. La Polizia starebbe cercando alcuni manifestanti individuati durante gli scontri che subito dopo si sarebbero allontanati. A questi, vengono contestati diversi reati, tra cui resistenza a pubblico ufficiale.
Il 6 novembre scorso si è tenuta un’altra, la sedicesima, manifestazione No Green pass di Milano iniziata da piazza Fontana. Questa volta gli scioperanti hanno preso esplicitamente di mira non solo la polizia, ma anche i giornalisti. Un addetto a documentare per FanPage quanto stesse accadendo è stato spintonato da un No Green pass in piazza Fontana. L’uomo, che ha messo una mano sulla telecamera del cronista, è stato poi accompagnato in Questura. Anche questa volta non sono mancati i simboli di chi si ribella al Green Pass, a pochi giorni dal corteo di Novara in cui il corteo si era “colorato” di pettorine a righe che avrebbero dovuto ricordare i deportati nei lager. Infatti, in spalla ad alcuni manifestanti, è apparsa una bara di cartone avvolta in una bandiera dell’Italia con dei garofani sopra per celebrare “il funerale della libertà”. La polizia ha bloccato il corteo schierandosi in cordone non lontano dall’università Bocconi, impedendo di fatto che la protesta raggiungesse la Darsena.
In 3mila, invece, a Padova. Anche in questo caso non sono mancate le aggressioni verbali ai cronisti. Questa volta la vittima è stata una giornalista di Telenuovo, mentre stava riprendendo il corteo. «Lei deve dormire male dalla vergogna, vi dovete vergognare tutti, vi siete fatti un vaccino inutile – le hanno inveito contro – ; lei ha il cervello fuso, voi raccontate solo quello che vi pare». La provocazione è andata avanti dieci minuti, mentre la giornalista riprendeva tutto. L’eco della notizia di questa aggressione è stata duramente criticata sui social. Mai prima di queste ultimi disordini i manifestanti no pass avevano preso di mira i giornalisti in modo così esplicito. A parte questo episodio, la manifestazione è proseguita senza altri incidenti. Con ogni probabilità, questo è stato l’ultimo corteo autorizzato dei No pass, martedì prossimo è previsto un comitato in prefettura per valutarne lo stop.
A Torino il corteo finisce con un aperitivo in piazza dal titolo “Senza paura della dittatura“. Con questo slogan i No Green Pass hanno organizzato un aperitivo in mezzo alla strada con bottiglie di alcolici e altre bevande. «Così ci riprendiamo i nostri spazi come presto ci riprenderemo i nostri posti di lavoro», hanno detto nell’intervento che ha concluso il corteo. Ma sfilano anche gli anarchici: bottiglie e uova piene di vernice contro la polizia, atti vandalici contro muri e vetrine di UniCredit e Banca del Piemonte in via Pietro Micca e via Cernaia.
Un’ottantina di persone al presidio No Green Pass nel centro di Novara, a una settimana di distanza dal corteo con i manifestanti vestiti da deportati dei lager. Tanti cartelli con slogan come «Una cura che fa paura non è una cura’ e “No alla dittatura, ve la faremo dura”. Un accenno a quanto avvenuto sabato scorso: “Speriamo di riuscire lontano da stampa e tv a confrontarci con la comunità ebraica». Poi la precisazione: «Non siamo No vax perché non c’è un vaccino ma un sierogenico sperimentale. Siamo No green pass»
In cento a Napoli per dire No al Green Pass Circa cento persone in piazza a Napoli, come ormai fanno ogni sabato già da qualche settimana. La manifestazione si sarebbe dovuta tenere, come al solito, in piazza Dante ma i manifestanti a causa delle avverse condizioni meteo si sono spostati nella galleria Principe di Napoli. Esposti striscioni con la scritta No al green pass. Diverse le persone che hanno preso la parola per illustrare le ragioni di un obbligo che, a loro dire, finisce per limitare la libertà personale. Ma dal Coordinamento napoletano questa settimana è partito anche un appello ai vari movimenti ad essere più uniti perché, è stato detto, «solo insieme vinceremo una battaglia che sarà sempre più dura e difficile».
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità