Il conflitto israelo-palestinese è uno tra i conflitti più complessi e longevi di sempre, e nato nel ventesimo secolo dopo la nascita dello Stato d’Israele. Il principio di questo conflitto è figlio del conflitto arabo-isrealiano, nato nel XIX secolo, anche se la cause si portano dietro millenni di battaglie. Motivi che si espandono soprattutto tra conflitti religiosi, territoriali ed in seguito anche razziali.
Uno dei principi di questo conflitto fu la nascita della dottrina sionista da parte di Theodor Herzl. Una dottrina che mirava a dare una terra al popolo ebraico già vittima di persecuzioni e pogrom in tutto il mondo. Ciò ricadde appunto nella ‘terra promessa‘, ovvero l’attuale gli Stati attuali di Israele e Palestina.
Nonostante il pensiero nobile, fu uno dei motivi di questo conflitto interminabile. Grandi agevolazioni e investimenti si realizzarono per far sì che il popolo ebraico potesse migrare nella terra che gli spettava. Il primo fu la creazione di un fondo nazionale ebreo. Questi fondi servivano agli ebrei per acquistare case, terreni, ma anche per fondare aziende, dando vita alle prime comunità israeliane, i famosi kibbutz. In seguito, si istituì anche un’agenzia ebraica, con il compito di rappresentare la comunità ebraica in Palestina.
Nel frattempo, la Palestina era passata dalla dominazione ottomana a quella britannica, altra causa di questo conflitto. Il Regno Unito, infatti, stava finanziando la migrazione ebrea in Palestina. L’arroganza e gli atti di superiorità da parte degli europei mossi da spiriti coloniali porta a sottovalutare le popolazione locali. Ed è ciò che è successo. I cittadini palestinesi, invasi, non tutelati e sentendosi traditi dai britannici, cominciarono a creare i primi disordini e conflitti, tra cui il massacro di Hebron del 1929, in cui morirono 67 ebrei.
Il tutto portò alla nascita dell’esercito ebraico Haganah, a cui seguirono due organizzazioni paramilitari con scopi terroristici ebraici, Irgun e Banda Stern. Lo stesso fece la Palestina con il gruppo paramilitare terroristico Mano Nera. L’inizio, quindi, del conflitto israelo-palestinese.
Tornando un attimo indietro agli anni ’20 e ’30, il popolo palestinese sentiva minacciata la propria identità, soprattutto demografica, da parte dell’ondata migratoria ebrea. Oltretutto notavano come gli ebrei, grazie alle politiche di acquisto, compravano sempre più terreni. La crisi finanziaria del ’29, la scarsa produttività dei raccolti e la grande carestia portarono stesso i cittadini palestinesi a dover vendere i propri terreni per sopravvivere. Una scelta criticata asparamente dalla politica araba.
Nel 1936 ebbe quindi luogo la grande rivolta araba, un movimento che può essere considerato sia come un gruppo di resistenza che terroristico. Questa rivolta aveva come scopo quello di fermare l’immigrazione ebraica e il divieto di vendere terreni agli ebrei. I motivi, però, erano di più. La popolazione araba palestinese aveva intenzione di non pagare più le tasse, la fine del mandato britannico, e soprattutto la nascita di uno Stato indipendente essendo demograficamente in maggioranza. Creare un governo arabo democratico.
Gli scontri furono intensi da parte dei due eserciti. I combattimenti palestinesi negli scontri uccisero anche la parte araba moderata. Nel frattempo, una parte scissionista dell’esercito Haganah, Irgun, decise di provocare attacchi terroristici anche sulla popolazione civile. Anche l’esercito britannico collaborò con l’Haganah, sebbene non fosse riconosciuto come un esercito dal Regno Unito.
Nel 1937, durante la tregua dalla guerra, la Commissione Peel decise per una spartizione del territorio della Palestina tra ebrei e palestinesi. Ovvero una risoluzione a due Stati.
I palestinesi, però, si erano accorti che il territorio assegnato ad Israele era più fertile, quindi decisero di annullare la decisione della Commissione. Gli scontri, quindi, continuarono fino al 1939, quando il Regno Unito riuscì a sopprimere la rivolta. Il risultato desiderato dai palestinesi non si realizzò, mentre i britannici dapprima decisero di proseguire con la continua migrazione degli ebrei, per poi sospenderla. Tutto accadeva quando in Europa infervorava il nazismo, cominciando la sua furia genocida contro gli ebrei.
Alla fine della seconda guerra mondiale, gli animi tra ebrei e palestinesi non si placarono. I britannici optarono per il disarmamento della popolazione palestinesi, in modo da non avere più problemi. Una decisione la quale mosse gli Stati arabi attorno il territorio palestinese ad intervenire nel mandare armi.
Nel 1947, la Commissione Peel propose un’altra spartizione del territorio, questa volta frammentario per entrambi i popoli.
Come si può notare dall’immagine, la parte celeste era stata assegnata agli ebrei, mentre la parte marrone ai palestinesi. Inoltre, la capitale Gerusalemme entrò sotto il controllo dell’ONU, con lo scopo di contenere eventuali scontri. La parte araba di Palestina non accettò questa decisione, dando così inizio alla guerra arabo-israeliana del 1948. Una guerra che scoppiò quando poche ore prima fu realizzato lo Stato d’Israele.
La notizia della creazione della neonata nazione israeliana, scatenò le ire degli Stati arabi attorno oltre la Palestina. Gli eserciti di Siria, Iraq, Egitto, Arabia Saudita, l’attuale Giordania, Yemen e Libano inviarono delle piccole risorse di armi in aiuto dei palestinesi, ma questo non bastò. L’esercito israeliano, piccolo ma ben programmato, riuscì ad avere la meglio.
La sconfitta del popolo arabo portò ad una nuova ridisegnazione dei territori. Come si può vedere dall’immagine, Israele ampliò nuovamente la sua espansione, mentre alla Palestina furono assegnate le aree in verde. La Striscia di Gaza, a ovest, fu presa sotto l’amministrazione egiziana, mentre la Cisgiordania, a est, dalla Giordania.
Chi però venne veramente e duramente sconfitto fu il popolo palestinese. La vittoria di Israele segnò l’inizio della nakba, l’esodo palestinese. Tra migrazioni ed espulsioni, gli abitanti palestinesi a lasciare i loro territori furono intorno ai 750.000 abitanti, trovando rifugio in vari campi profughi nei confini siriani, libanesi, e giordani, non facendo mai più ritorno. Ancora oggi vi sono discendenti in questi campi della prima nakba, dove i palestinesi continuano ad essere considerati un popolo inferiore e discriminati.
Israele, invece, forte della vittoria, dopo pochi anni cominciò a costruire insediamenti nella Cisgiordania, controllando anche la Striscia di Gaza. Fu l’inizio delle politiche di apartheid degli israeliani nei confronti dei palestinesi, ed il perseverare del conflitto israelo-palestinese.
Il conflitto israelo-palestinese porta con sé una serie di dibattiti tra chi ha ragione e chi ha torto. Divide le opinioni pubbliche, e soprattutto è facile essere accusati di qualcosa che non si è se si patteggia per l’una o l’altra fazione. La verità è che agli ebrei serviva uno Stato dove abitare, ma da oltre settant’anni sono i palestinesi a non avere più una propria nazione, o meglio una nazione frammentata, una propria autonomia, una propria identità.
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Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.