Continua lo scontro sanguinario tra houti ed anti-houti, i due gruppi armati che nello Yemen stanno consumando una guerra senza precedenti in termini di vittime civili. Secondo un recente rapporto di Amnesty International, ONG attiva in materia di tutela dei diritti umani, gli ultimi attacchi sferrati nel sud del paese dai due gruppi contrapposti hanno provocato più di 60 morti tra i civili. Donatella Rovera, alto consulente per le crisi di Amnesty International, ha dichiarato che attualmente nello Yemen si stanno chiaramente consumando dei crimini di guerra; «le forze della coalizione sono del tutto venute meno all’obbligo previsto dal diritto internazionale umanitario, di prendere le misure necessarie per ridurre al minimo le perdite civili. Gli attacchi indiscriminati che provocano morti e feriti tra i civili costituiscono crimini di guerra», precisa così Rovera.
Dal marzo scorso l’Arabia Saudita ha messo in campo una coalizione con l’obiettivo di conquistare lo Yemen con tutti i mezzi possibili, anche se ciò implica una violazione del Diritto Internazionale Umanitario. A tal proposito, infatti, secondo quanto dichiarato dalla ONG Human Rights Watch, la coalizione a guida saudita sta utilizzando nello Yemen armi illegali come le bombe a grappolo. Nonostante gli ufficiali sauditi continuino a negare l’utilizzo di tali armi, la stessa ONG conferma la propria denuncia a seguito di un controllo effettuato nel nord del paese, precisamente nel Governatorato di Saada, controllato dalla minoranza houti, dove diversi civili, inclusi bambini, sono stati feriti proprio a seguito di bombardamenti con armi a grappolo.
Dinanzi a tali atrocità la comunità internazionale sta in silenzio, nessuna pubblicazione prima del rapporto delle due ONG interessate è stata fatta per denunciare i crimini che si stanno consumando nello Yemen, il Paese più povero della Penisola Arabica, e la lista delle armi vietate dal Diritto Internazionale Umanitario purtroppo non si ferma alle bombe a grappolo. Alcuni sopravvissuti denunciano atrocità inusitate, si vedono «corpi e teste ovunque», come dichiarato da un abitante di Mukha, nel sud del paese, in un’intervista rilasciata ad Amnesty International.
L’UNICEF, dal canto proprio, denuncia circa 400 bambini uccisi dall’inizio del conflitto ad oggi e sollecita l’ONU ad intervenire immediatamente per porre fine a tali crimini contro l’umanità. A questo punto, bisognerà attendere quale sarà la reazione della comunità internazionale di fronte a queste denunce.
Ester Sbona
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