«Out is out, chi è fuori è fuori» questo ciò che ha detto Jean-Claude Junker, Presidente della Commissione dell’Unione Europea, ancora prima del voto al referendum britannico sulla Brexit, il quale, come ormai è noto a tutti, ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dalla UE. «Il giorno dopo la nomina del nuovo primo ministro britannico, vogliamo ricevere la richiesta di recesso sulla base dell’articolo 50 del trattato», ha così ribadito Junker all’indomani del referendum, sostenuto tra l’altro dal ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble, che ha dichiarato: «non credo che la Gran Bretagna abbia a disposizione tutto il tempo che vuole per decidere di uscire dalla Ue».
A tal proposito, infatti, la decisione presa dal vertice straordinario tenutosi di recente tra i tre big dell’UE ‒Hollande, Merkel e Renzi ‒ permetterà alla Gran Bretagna di notificare la decisione di “divorzio” dall’Unione Europea entro il 16 settembre del 2016, data oltre la quale non si potrà transigere pena l’avvio di un procedimento giuridico che porterebbe immediatamente alla sospensione del Regno Unito e all’annullamento dei propri diritti all’interno della UE, in primis il diritto di voto. I Ventisette rimasti, dunque, sembrano fermi nella decisione di non ammettere nessun tipo di negoziazione che possa salvare il nuovo governo britannico che succederà a Cameron a seguito delle proprie dimissioni, qualora avesse ripensamenti e proponesse un referendum riparatorio. A questo punto l’unico negoziato possibile con Londra sarà quello dell’uscita.
Ester Sbona
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