Il mondo dell’agricoltura, per quanto possa sembrare semplice, è alquanto complicato. Oltre ad essere una delle attività lavorative tra le più usuranti in circolazione. Come per la maggior parte dei lavori anche l’agricoltura è tutelata da associazioni come la Coldiretti, e da sindacati, ma il singolo agricoltore non si sente mai tutelato. Anzi, tutt’altro. Da alcuni mesi, in Europa, insorgono le proteste degli agricoltori e, da alcune settimane, anche in Italia. Ogni nazione, o addirittura regione, però, protesta per motivi diversi. La carnefice di tutto questo, secondo le proteste è solo una: l’Unione Europea.
Una delle colpe che viene attribuita dagli agricoltori alle politche nazionali ed internazionali è di non conoscere a pieno il mondo dell’agricoltura quando vengono attuate delle leggi. Tra queste norme, riscontriamo il divieto o un minimo uso di pesticidi per la salvaguardia e la crescita dei raccolti. Alcune sostanze chimiche utilizzate per i prodotti agroalimentari mettono a rischio la salute di animali ed insetti e dell’ambiente circostante: terreni, falde acquifere, aria.
Tra le soluzioni attuate negli anni scorsi, la quale è ancora in voga al momento, è l’agricoltura biologica. Questo metodo, però, non offre sicurezze all’agricoltore perché non tutte le piante hanno la capacità di crescere in autonomia sfruttando le risorse naturali. In questo caso vige la legge del più forte e solo poche piante riescono a salvarsi. Diversamente da altri prodotti dove la chances di sopravvivenza si riducono ancora di più ai minimi termini. Causando in alcuni casi un grosso danno economico all’agricoltore.
Uno dei motivi delle proteste riguarda la PAC, Politica Agricola Comune. La PAC è l’insieme di leggi che regolano dei fondi europei e viene aggiornata ogni cinque anni. L’ultimo aggiornamento è avvenuto l’anno scorso, nel 2023, e sarà valida fino al 2027. La PAC offre all’agricoltore delle norme da seguire tra cui: garantire un reddito bilanciato, protezione alla qualità dei prodotti e, soprattutto, tutelare l’ambiente e contrastare i cambiamenti climatici. Ecco, il cambiamento climatico, considerato il vero nemico dagli esperti.
Difatti, le nuove norme della PAC hanno come obiettivo una maggior tutela dell’ambiente. Leggi che, secondo gli agricoltori, sono esageratamente ambientaliste. Ad esempio, uno dei punti più criticati e contestati è l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei propri terreni per favorire la biodiversità. Uno spazio vuoto che, sempre secondo gli agricoltori, è una privazione di fonti di guadagno. Tra l’altro, questa è una legge che non è ancora attiva a causa della crisi energetica in Ucraina.
Proprio a causa della protesta degli agricoltori riguardo al 4% del terreno incolto, la Commissione Europea ha proposto un patto. Tutti sanno che coltivare lo stesso prodotto esclusivamente su una fetta di terreno per tanto tempo non giova né al suolo e né al prodotto. Quindi la deroga proposta dall’Unione Europea è la seguente: coltivare i leguminosi. Ovvero, piselli, fave, lenticchie.
Un’altra soluzione sarebbe trovare accordi tra agricoltori e allevatori per scambiarsi i terreni a vicenda. In modo da creare biodiversità. O anche gli OGM, organismi geneticamente modificati. Ovvero, modificare il DNA di alcuni organismi. In questo caso, le piante. L’aggiungere o il togliere pezzi di DNA a una pianta la rende più forte e resistente sia agli insetti che alla siccità. Un tipo di agricoltura che in Italia è ancora vietata, ma si possono importare e utilizzare prodotti geneticamente modificati.
Per oltre mezzo secolo, il mondo agricolo ha utilizzato vari prodotti farmaceutici per combattere insetti e parassiti, o evitare la morte delle piante. E nemmeno agli insetti utili che possono essere colpiti in modo passivo. Purtroppo per gli agricoltori più avanti con l’età che hanno lavorato sempre così è difficile cambiare metodo lavorativo. Ci sono agricoltori che fanno un uso smoderato di sostanze chimiche per combattere i “nemici” dei raccolti. Quindi, è un dovere che le quantità debbano essere dosate e misurate, soprattutto se i campi si trovano vicino a fiumi o laghi.
Ogni agricoltore investe parecchio denaro per la produzione agroalimentare, senza le dovute precauzioni di particolari sostanze può perdere persino metà del raccolto. L’agricoltura biologica, come detto in precedenza, è sì una delle risposte, ma non dà sicurezze all’imprenditore agricolo. E soprattutto i costi dei prodotti biologici possono arrivare fino al 50% in più rispetto ai prodotti coltivati con i fitosanitari.
I presupposti per un’agricoltura più sostenibile ci sono. Bisogna solo trovare i giusti accordi per poter accontentare entrambe le parti. La situazione, però, come si può notare, non è affatto semplice. Una cosa è sicura: l’agricoltore, soprattutto il piccolo imprenditore agricolo, non si sente tutelato e protetto. E, anche su questo, bisognerebbe agire.
Foto: Euronews.com
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.