KENYA – Ormai sulla Terra è rimasto soltanto un esemplare maschio di rinoceronte bianco settentrionale. Il suo nome è Sudan e vive all’interno della riserva Ol Pejeta: qui è sorvegliato costantemente da una task force di ranger armati, adibita alla protezione da ogni possibile attacco di bracconieri. Il rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni) è una sottospecie del rinoceronte bianco, tendenzialmente più piccolo, il quale ha vissuto in Uganda, Ciad, Sudan e Repubblica Democratica del Congo. Il suo periodo di vita è stimato tra i 40 e i 50 anni.
Sudan era arrivato nel 2009 insieme a un altro maschio, di nome Suni, e due femmine. Nell’ottobre 2014, Suni è morto per cause naturali (prima di lui era morto un maschio al San Diego Zoo Safari Park per le stesse cause). Già dal 1960, comunque, il numero di questi esemplari è diminuito in maniera esponenziale (un censimento del 2009 conta un passaggio da 2000 esemplari a solamente 7). Tra le cause di estinzione, in primis, vi è certamente bracconaggio: sul mercato nero i loro corni valgono, a oggi, più dell’oro, dei diamanti e della cocaina. Attualmente, sono in vita soltanto Sudan e altre 4 femmine: il maschio era, però, troppo vecchio per riprodursi e le speranze erano riposte sul suo predecessore, morto precocemente. La specie è, quindi, praticamente estinta. Per scoraggiare i bracconieri è anche stato rimosso il corno a Sudan. Secondo il parere degli scienziati, tuttavia, l’unico modo ormai realistico per salvare la specie sarebbe la fecondazione in vitro: negli anni sono stati raccolti campioni di sperma di rinoceronte, eppure i tentativi effettuati fino a ora sono stati tutti privi di successo. Una seconda alternativa sarebbe far incrociare le femmine del nord con i maschi del sud: il nascituro sarebbe un incrocio, ma conserverebbe una parte del patrimonio genetico della specie.
Il 5 febbraio sono entrate in vigore nuove norme della Commissione Europea contro il bracconaggio, che prevedono la richiesta di un permesso per l’importazione nell’UE (Unione Europea) di trofei ricavati dalla caccia per assicurarne legalità e sostenibilità. La ratio legis della nuova normativa insiste in particolare sulle tutela delle specie in via d’estinzione, come quella del rinoceronte bianco, a differenza del passato, durante cui non era previsto alcun controllo. All’interno dell’Europa il fenomeno del bracconaggio è strettamente controllato e regolamentato da apposite direttive CEE e dal nome; in Africa, invece, è ancora una piaga che, recentemente, è entrata a contatto con la criminalità terroristica. Secondo recenti ricerche, anche Boko Haram si è data al bracconaggio per aumentare i guadagni. «Il mercato illegale di natura – ha affermato al riguardo Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia, – è un circolo vizioso che si alimenta grazie al valore sempre più alto delle specie che via via si estinguono. Alla base di tutto c’è sempre un atto criminale dei bracconieri e una domanda di prodotti illegali da parte di Paesi e consumatori. È urgentissimo interrompere questo cerchio perverso perché la povertà e la corruzione che ne derivano stanno aggravando ulteriormente la situazione di Paesi già in forte crisi». «È importante – ribadisce l’associazione – appoggiare i ranger attivi quotidianamente in centinaia di aree calde. Sul territorio si combatte ad armi impari e spesso con mezzi insufficienti rispetto alla forza messa in campo dai bracconieri».
Francesco Raguni
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