PALERMO – Già da alcune settimane il giudice antimafia Silvana Saguto è indagata dalla procura di Caltanissetta per aver gestito un business di favori, nella gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Martedì il Guardiasigilli Andrea Orlando e il Procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo hanno proposto la rimozione della Saguto dall’incarico, la quale aveva ricoperto il ruolo di presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
Si tratta di una disposizione cautelare e al riguardo, nella giornata di domani, dovrà decidere il Consiglio Superiore della Magistratura. I capi di accusa sono corruzione, induzione e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati a Cosa Nostra. La Saguto si dichiara pronta a dimostrare la propria innocenza e all’interrogatorio di venerdì sarà assistita dal noto avvocato penalista ed ex parlamentare Giulia Bongiorno. L’indagata afferma: «Col mio avvocato dimostreremo perché la richiesta di sospensione non andava fatta. Prima o poi finirà». Diversi sono i favori che il magistrato avrebbe ottenuto in cambio di posizioni prestigiose. Un episodio tra tutti celebra il paradosso del giudice antimafia che corrompe e si fa corrompere: difatti, il figlio della suddetta, Elio Caramma, si sarebbe laureato in economia all’Università Kore di Enna, con una tesi sulla gestione dei beni confiscati alla mafia, mai elaborata dallo studente. Per ringraziare il professore Carmelo Provenzano, reale ideatore della tesi, la Saguto lo avrebbe aiutato a ottenere un ruolo al vertice della gestione del CARA di Mineo.
Se ancora ciò non fosse sufficiente a gettare vergogna sulla memoria di chi la mafia l’ha combattuta veramente, basterà riportare alcune delle intercettazioni che in esclusiva sono state pubblicate da La Repubblica. Il 19 luglio 2015, considerato un giorno miliare della lotta alla mafia, la Saguto avrebbe dichiarato «Manfredi Borsellino è uno squilibrato, lo è sempre stato, lo era pure quando era piccolo» e ancora «Lucia Borsellino è cretina precisa». Questo episodio sembra tanto ricordare quello della passata primavera in cui fu coinvolto Roberto Helg, paladino della legalità che intascava tangenti proprio a Palermo. Alla luce di simili eventi sorgono diversi interrogativi che potrebbero essere riassunti, in maniera quasi minimalista, con la frase «chi controlla il controllore?».
Viviana Giuffrida
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