Il noto mafioso e boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, è morto. Arrestato nel gennaio del 2023 dopo quasi trent’anni di latitanza nel suo paese a Castelvetrano, in provincia di Trapani, le sue condizioni si erano aggravate a causa di un tumore al colon sul finire dell’estate. Per lui stessa ammissione, aveva chiesto di non subire più accanimento terapeutico. Inoltre aveva smesso di alimentarsi da oltre una settimana.
Entrato in coma irreversibile, l’ex latitante non si è mai più svegliato. Aveva 61 anni.
Matteo Messina Denaro, detto U Siccu o Diabolik, è stato tra i boss più attivi e spietati di Cosa nostra. Braccio destro di Toto Riina, il quale grazie a lui era a conoscenza di alcune vicende legate alla trattativa Stato-mafia, era attivo anche nell‘Agrigentino e nel Palermitano.
A lui sono attribuiti gli omicidi del bambino Giuseppe Di Matteo, figlio di un ex pentito Santino Di Matteo, avvenuto nel 1996. L’uccisione del ragazzino avvenne a causa del pentimento di Santino. Il corpo non fu mai ritrovato perché venne sciolto nell’acido. Inoltre fu mandante della strage di Capaci in via D’Amelio, dove persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Delle sue gesta criminali, il boss non si è mai pentito. Anzi ha sempre smentito di far parte di Cosa nostra secondo le sue dichiarazioni:
“Io mi sento uomo d’onore, ma non come mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali. Magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa nostra”
Inoltre ha spesso affermato di non aver mai ordinato di uccidere Giuseppe Di Matteo, ma solo di sequestrarlo:
“Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo…ma con l’omicidio del bambino non c’entro”
Durante i suoi anni di latitanza, Matteo Messina Denaro ha subito vari processi ed è stato condannato spesso all’ergastolo. A lui e alla sua attività criminale vengono affibbiati centinaia di omicidi, oltre a quelli già citati. Ebbe un ruolo cruciale per contrastare la lotta antimafia portata avanti appunto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I loro metodi sono stati descritti come di stampo terroristico-mafioso, seminando paura e terrore non solo in Sicilia, ma in tutta Italia.
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Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.