Direttamente dalla natura, arrivano alcune risposte riguardo la salute che, spesso, vengono confortate anche dagli studi della medicina. Esistono, infatti, piante che, utilizzate nelle cucine o nelle tradizioni mediche di alcuni Paesi anche da migliaia di anni, possono apportare benefici sufficientemente conclamati anche al livello della ricerca scientifica. Questa volta, Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, vuol parlare di benefici e usi di una pianta, utilizzata come medicina, già dai nativi d’America come rimedio tradizionale per problemi di salute come febbre e mal di testa.
Gli sciamani nativi americani, infatti, utilizzavano principalmente le foglie bruciandole nei riti propiziatori. La Yerba Santa è conosciuta come un ottimo rimedio naturale contro uno stato depressivo lieve, accompagnato da fame nervosa o compulsiva con il conseguente aumento di peso. Grazie alle sue proprietà, riesce a ridurre il senso di fame e ad allontanare il malumore e l’angoscia che si hanno quando si tende a mangiare troppo per riempire il vuoto che si sente dentro. L’erba santa è utilizzata anche per le ferite, i muscoli e i reumatismi. E pare, per di più, che le sue proprietà vadano ben oltre poiché sarebbe in grado di ridurre il gonfiore del cervello associato allo sviluppo della neuropatologia. «L’Alzheimer è una delle cause di morte principali negli Stati Uniti», dice la dottoressa Pamela Maher, del laboratorio Salk; «E visto che l’età è uno dei primi fattori di rischio, i ricercatori stanno esplorando un modo di contrastare l’effetto stesso dell’età nel cervello. Noi crediamo che la sterubina sia un potentissimo componente neuro-protettivo, originario della Yerba santa californiana (Eriodictyon californicum), e rappresenta un passo importante verso la strada giusta».
La sterubina, un flavonoide che dà all’erba santa il suo distintivo sapore agro, ha un impatto antinfiammatorio potentissimo sulle cellule del cervello ed è efficace contro gli induttori di morte cellulare nei nervi: in altre parole, potrebbe aiutare a rallentare, o prevenire, gravi disturbi neurodegenerativi come l’Alzheimer. Secondo la dottoressa Maher, il potere dell’erba santa è stato finora sottovalutato dalla scienza. La speranza è che in futuro i test clinici, i quali includono questo composto flavonoide, offrano dei risultati positivi con cui procedere, poi, nello sviluppo dei trattamenti contro la demenza. «Questo composto era conosciuto dagli scienziati, ma è stato ignorato», continua l’esperta. «Ma ora la sterubina non è solo risultata essere molto più attiva di altri flavonoidi contenuti nell’erba santa, ma la sua azione è altrettanto, se non di più, positiva degli stessi flavonoidi che si sono analizzati finora».
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