Molto spesso, gli esseri umani tendono a costruirsi, o per meglio dire, rifugiarsi, in mondi paralleli a quello reale nel quale vivono. Non solo: preferiscono, a volte, permettere a qualcuno di storpiarne la realtà affinché ciò che appare sia diverso da quello che si pensa esistere veramente. Tutto ciò, in particolare, perché la maggior parte delle persone accetta l’idea che nella vita è concepibile sbagliare, o sbagliarsi. Di tutt’altro pensiero sono, però, gli “ostinati” che si aggrappano prepotentemente alle proprie convenzioni fino a mettere in dubbio anche la più scientificamente provata.
Il fenomeno, il cui promotore è una donna, Fiona Broome, è stato scoperto durante un congresso tenutosi nel 2005. La Broome, insieme al suo team, si è resa conto di non essere realmente a conoscenza di dove fosse morto Nelson Mandela. Attraverso svariate ricerche, si capì che vi erano parecchie difformità tra la verità e la storia ormai radicata nelle menti di tutti: a siffatta manifestazione fu dato il nome di Effetto Mandela. Dopo questa scoperta, come riporta Motherboard, in molti si sono accorti, con loro grande stupore, di aver deformato per anni la realtà. Alcuni hanno scoperto che, per esempio, i cartoni animati della propria infanzia si chiamavano in modo diverso; altri che i fatti storici i quali ricordavano, avevano in realtà date diverse. L’Effetto Mandela quindi, a quanto pare non tralascia alcuna materia e, a tal proposito, è stato costruito anche un sito a supporto di questa tesi scientifica.
In generale, secondo Fiona Broome, nella mente di un individuo nascono realtà parallele che ogni tanto cozzano tra loro. Tutto questo, ha indotto gli scienziati del CERN a interrogarsi sulla questione, coinvolgendo, addirittura, la fisica quantistica. In merito all’Effetto Mandela, dottrine complottistiche e fisica quantistica si sono spesso scontrate, ma la Broome ha affermato che, pur essendoci la probabile esistenza di buchi neri (simili ad altri universi contemporanei al nostro), questo non è servito, agli scienziati, a confermare che esistono concretamente altri mondi.
Alcuni, poi, sostengono che non sia la propria memoria ad avere problemi di ricognizione dei dati, ma che siano gli anni a storpiare i fatti. Si dice, appunto, che il cervello umano sia una macchina rivolta alla disinformazione, nel senso che qualsiasi cosa esso ricordi, interpreti o ricostruisca, con il passare del tempo, assume tutt’altra forma e materialità. Nel caso esso si ritrovi a fluttuare fra due tesi più o meno identiche, non di rado sceglie di rafforzare la propria piuttosto che accogliere, anche gradualmente, i concetti dell’altra. Per questo motivo, ci si chiede spesso se sia la ragione a modificare tutto, o lo si faccia intenzionalmente.
Chi preferisce la propria idea lo fa, spesso, perché o gli piace particolarmente, o, come detto all’inizio, predilige una realtà parallela. In ogni caso, la verità sta sempre a cavallo fra due voci, e l’unico modo per venirne a galla sta nell’accettare le opinioni dell’una e dell’altra, sebbene, spesso, si preferisca una bugia che apre il cuore alla speranza, piuttosto che una verità che provoca tristezza.
Anastasia Gambera
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