Il nuovo progetto europeo IntelliMan ha come obbiettivo quello di sfruttare l’AI (intelligenza artificiale) per sviluppare sistemi robotici che apprendono come interagire con le persone, con gli oggetti e con l’ambiente circostante.
«Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge».
Robot che possono essere da supporto in fabbrica, negli ospedali, nelle RSA, ai ristoranti o come domestici.
Ogni volta che si sente parlare di Intelligenza Artificiale riemergono nella mente le tre leggi della robotica scritte nei suoi volumi di fantascienza da Isaac Asimov. Si tratta di precetti ai quali devono obbedire tutti i robot positronici.
La domanda successiva è: quanto ci stiamo avvicinando a questo futuro raccontato da Asimov nei suoi libri? Molto meno di quanto immaginiamo.
La Commissione europea ha finanziato con 4,5 milioni di euro il progetto di ricerca Horizon Europe dal nome IntelliMan.
Coordinato dall’Università di Bologna, la ricerca si avvale del supporto di 13 partner accademici e industriali riconosciuti a livello internazionale. Provenienti da sei paesi europei (Germania, Italia, Spagna, Svizzera, Slovenia e Regno Unito), uniscono competenze nel campo dell’intelligenza artificiale, della robotica, delle tecnologie dell’informazione e delle scienze sociali, umanistiche ed economiche.
«Con IntelliMan vogliamo concentrarci sullo sviluppo di robot in grado di imparare in modo mirato, efficiente ed efficace, garantendo al tempo stesso elevati standard di sicurezza» sottolinea nel comunicato stampa rilasciato da Unibo, Gianluca Palli, professore ordinario al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” (DEI) dell’Università di Bologna e coordinatore del progetto IntelliMan.
Ma in quali ambienti questi robot potranno essere impiegati?
Il progetto studia i problemi di manipolazione e posizionamento di oggetti deformabili, che possono coinvolgere le protesi di braccia e mani (arti superiori). Per esempio, nelle attività quotidiane in cucina, nella logistica con movimentazione di alimenti freschi o ancora nel cablaggio dell’industria automobilistica. Il tutto con un’attenzione particolare ai requisiti di sicurezza per garantire un “rapporto di fiducia” tra umani e robot.
Inoltre, l’Università di Bologna, in collaborazione con il centro protesi INAIL, da anni sta sviluppando delle conoscenze soprattutto nell’ambito della robotica e dell’intelligenza artificiale per sviluppare soluzioni innovative nel campo della protesica. Quindi, oltre che a coordinare il progetto IntelliMan, metterà in campo anche queste competenze.
«La questione chiave è capire come questi sistemi possano essere in grado di sviluppare nuove abilità – dice ancora Palli – e di interagire con gli oggetti indipendentemente dalla loro composizione, dimensione e forma, sfruttando tecniche di intelligenza artificiale: confrontandosi con le persone e con l’ambiente, questi sistemi dovranno acquisire nuove conoscenze, cioè essere in grado di fare fronte a compiti imprevisti che non sono stati pre-programmati».
Giulia Bergami
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Nata nel 1996 a Bologna, Giulia Bergami ha una missione nella vita: raccontare il mondo che la circonda.Laureata nel 2018 in Scienze della Comunicazione a Bologna, prosegue i suoi studi conseguendo nel 2020 il titolo magistrale nella facoltà di Management e Comunicazione d’Impresa di Modena e Reggio Emilia con una tesi sperimentale sulla CSR e la Responsabilità Sociale d’impresa nell’industria farmaceutica. Da quasi 5 anni collabora con alcune testate giornalistiche del territorio per raccontare le persone di Bologna, le loro vite, i successi e le sfide quotidiane, meglio ancora se giovani, intraprendenti e con la voglia di “spaccare il mondo”. Al contempo, lavora nella Comunicazione d’Impresa e delle Media Relations in ambito salute. Sia per supportare il lavoro delle associazioni pazienti sia a fianco di aziende e altre realtà del settore. Forse non sarà l’Oriana Fallaci 2.0 del futuro, ma intanto è così “famosa” da avere una biografia su internet. Prossimo passo? Una pagina di Wikipedia interamente dedicata a lei.