È da oggi disponibile su Netflix, “Il divin codino” il film che racconta la vita dell’uomo Roberto Baggio, prima ancora che del calciatore. Scritta da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo e diretta da Letizia Lamartire, la trama mescola l’umiltà, la determinazione, le fragilità, la conversione al buddismo di Roberto con la grandezza dentro il terreno di gioco di Baggio.
La sceneggiatura, interpretata al meglio da Andrea Arcangeli (nei panni del calciatore), non esalta il campione di Caldogno per le sue gesta da calciatore; per essere considerato uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi (se non il migliore); per aver vinto il pallone d’oro: lo racconta attraverso la sua grande umanità.
Il film condensa (forse anche troppo) 22 anni di carriera calcistica tra successi e sacrifici, gioie e dolori, infortuni e ripartenze, dimostrando quanto nella vita sia importante predisporsi un obiettivo e mettercela tutta per realizzarlo, a prescindere dal risultato.
Della sua carriera, infatti, solo alcuni tratti salienti: dall’esordio in serie C con il Vicenza alla prima convocazione in nazionale quando vestiva la maglia della Fiorentina, passando per quel maledetto rigore sbagliato in finale mondiale (1994) contro il Brasile, per giungere alla mancata convocazione da parte di Giovanni Trapattoni nel 2002. Non mancano, poi, i conflitti con gli allenatori, il legame speciale con Carlo Mazzone (suo allenatore al Brescia) e la vicinanza della famiglia (fondamentale per lui).
È proprio sul rapporto con la famiglia che “Il divin codino” si sofferma, mettendo in risalto: il bellissimo rapporto con la moglie Andreina e i figli; la vicinanza della mamma e del manager (amico e mentore); il legame particolare con il padre, un uomo dal fare duro ma con un cuore tenero.
Quest’ultimo, infatti, ha sempre cercato di trattare Roberto allo stesso modo degli altri sette fratelli, insegnandogli (con i suoi modi) che nella vita non bisogna mai sentirsi arrivati o aspettare che qualcuno ci dica “bravo” per continuare, per andare avanti. Bisogna fare sacrifici, essere forti mentalmente e credere in sé stessi.
Una promessa, però, lega padre e figlio (e ispira la carriera del calciatore): quella che il secondo fa al primo, dicendogli di vincere un mondiale battendo in finale il Brasile, per vendicare il mondiale del 1970.
Solo quando questa non potrà essere mantenuta, vista la non convocazione ai mondiali del 2002, il padre si congratula con il figlio per quanto fatto, facendolo emozionare: il suo Roberto è diventato una stella del calcio ma ha sempre volato basso (così come gli ha insegnato).
Ad accompagnare il film verso la conclusione, la straordinaria colonna sonora creata da Diodato. Il cantautore pugliese in un post su Instagram ha scritto: “Io ho sognato, sofferto, sperato, urlato di gioia con Roberto Baggio. Andavo a scuola calcio con le sue scarpe, le Diadora nere e gialle, con il suo autografo sopra. Un campione che incantava il mondo, che lo faceva innamorare ancor di più di uno sport bellissimo, che lo teneva con il fiato sospeso, che mostrava la sofferenza dell’uomo e la determinazione del campione dentro e fuori dal campo. Chi lo ha conosciuto in quegli anni lo ha amato, indipendentemente dal colore della maglia che indossava, indipendentemente dalla passione che aveva per il gioco del calcio. La sua è una bellissima storia di sport e di vita. Ci ho pensato a lungo, ho cercato a lungo le parole, nei miei ricordi, nelle sue e nelle mie emozioni e, alla fine, un giorno, è nata “L’uomo dietro il campione”.
Roberto, è ora di andare/tornare in scena. “Il divin codino” è su Netflix. E tranquillo, come intona Diodato: “Lo so potrà sembrarti un’esagerazione, ma pure quel rigore, a me ha insegnato un po’ la vita“.
Fonte foto: Locandina Netflix
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
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