Con la Toscana a fare da apripista, anche Calabria, Emilia-Romagna e Piemonte stano pensando di fare ricorso alla Consulta contro la nuova legge sull’immigrazione
Approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati, il Decreto sicurezza è diventato legge sull’onda di numerose polemiche e proteste. Il provvedimento, patrocinato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, apporta pesanti restrizioni in materia di accoglienza e introduce nuove norme sulla sicurezza. Nonostante, però, la grande soddisfazione dimostrata dal Governo in seguito all’approvazione del decreto, si sono apertamente schierati contro la norma non solo le opposizioni e le associazioni umanitarie, ma anche i Primi cittadini di diverse città italiane e i Presidenti di regione. Proprio questi ultimi hanno minacciato un ricorso alla Corte Costituzionale.
La polemica avanzata dalle Regioni, Toscana e Calabria in testa, riguarderebbe in particolare l’articolo 13 del Decreto sicurezza, il quale impedirebbe l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Il primo a parlare di ricorso alla Corte costituzionale è stato il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamaparino, ma il vero pioniere dell’iniziativa è la Toscana. Lunedì 7 gennaio, infatti, la giunta regionale ha approvato la delibera sul ricorso da presentare. Il Governatore Enrico Rossi, che ha parlato di «legge disumana», è stato quasi immediatamente seguito dal Governatore della Regione Calabria, Mario Oliviero, il quale ha espresso le proprie preoccupazioni in merito a un «provvedimento fortemente discriminatorio», confermando il pieno sostegno alle azioni di disobbedienza intraprese dai numerosi sindaci italiani.
Dal momento in cui la legge viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, essa vincola la generalità dei soggetti ed è possibile fare ricorso. Per quanto riguarda, inoltre, le Regioni, queste si possono appellare direttamente alla Consulta nel momento in cui una legge statale influisce su materie di loro competenza. Insieme a Toscane Calabria, anche l’Emilia-Romagna sta valutando l’ipotesi del ricorso contro il Decreto sicurezza. Lo afferma dalle pagine del Corriere di Bologna la Vicepresidente della giunta regionale Elisabetta Gualmini «Se a una persona viene negato l’accesso ai servizi sanitari di base come causa della mancata iscrizione all’anagrafe, è chiaro che è un problema, nonché una violazione dei diritti fondamentali. Dunque, non escludiamo di fare ricorso».
Immediato è stato, infine, il commento al vetriolo contro il Governatore Rossi, del Ministro Salvini, che riesuma il vecchio slogan da campagna elettorale prima gli italiani. «Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) in condizioni di povertà assoluta, si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti» afferma il numero uno del Viminale «Eppure il governatore Enrico Rossi straparla del Decreto sicurezza che dà più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani».
Francesca Santi
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