Alcuni ricercatori d’oro hanno ucciso i membri di una comunità indigena che viveva al confine tra Brasile e Perù. I procuratori federali del Brasile hanno avviato un’indagine sulla vicenda.
Dieci indigeni appartenenti a una tribù isolata lungo il confine fra il Brasile e il Perù sarebbero stati uccisi e fatti a pezzi da alcuni ricercatori d’oro. A diffondere la notizia è il New York Times, secondo il quale sarebbe stata aperta un’indagine in merito, in seguito alla denuncia della Fondazione Nazionale dell’Indio (FUNAI), l’organo del governo brasiliano che si occupa delle politiche sui popoli indigeni. L’indagine in corso è stata affidata ai procuratori federali del Brasile.
Nella foresta amazzonica del Brasile occidentale si attesta l’esistenza di due sole tribù incontattate: i Kawahiva e i Piripkura. Parlando di tribù incontattate, ci si riferisce a gruppi umani che volontariamente rifiutano qualsiasi contatto pacifico con membri di altre culture e della società moderna. Certamente non si ritiene che queste popolazioni non siano a conoscenza dell’esistenza di altri esseri umani o di realtà diverse dalla propria: basti pensare ai membri di tribù vicine, con i quali le relazioni possono essere più o meno amichevoli o la semplice vista di un aeroplano che ha sorvolato i loro territori. L’ong Survival International, movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ad oggi stima l’esistenza di oltre un centinaio di tribù incontattate presenti in Asia, Oceania, America centrale e America latina.
Su queste tribù gravano diverse minacce, per prima il rischio di epidemie dovute a contatti umani. Gli indigeni non hanno difese immunitarie verso virus come l’influenza o il morbillo, come accade invece per la maggior parte delle società moderne in contatto con il mondo esterno. Inoltre molte aree abitate dai popoli incontattati sono oggetto delle mire dei taglialegna, che spesso ne invadono i territori illegalmente, esponendo i suddetti a malattie o terribili violenze. Anche le multinazionali hanno la loro parte: i progetti agro-industriali tendono a deteriorare l’habitat naturale, costringendo le popolazioni a migrazioni forzate, oltre a danneggiare la loro salute. L’area dov’è avvenuto il massacro è nota come la Frontiera Incontattata in quanto ospita più tribù di qualsiasi altro luogo al mondo.
Secondo Survival International oltre un quinto dell’intera tribù sarebbe stato annientato. L’organizzazione incolpa l’attuale presidente brasiliano Micheal Temer di aver ridotto i finanziamenti delle organizzazioni che si occupano della tutela di queste popolazioni, sempre più a rischio estinzione. «Se queste denunce saranno confermate, il presidente Temer e il suo governo avranno la pesante responsabilità di questo attacco. I tagli ai finanziamenti del FUNAI hanno lasciato decine di tribù incontattate indifese contro migliaia di invasori che vogliono disperatamente rubare e saccheggiare le loro terre», ha dichiarato il direttore generale Stephen Corry. Secondo quest’ultimo i ritardi di questi anni nel riconoscere i diritti di queste comunità sono solo l’ennesima conferma della collusione fra il governo brasiliano e gli interessi di aziende occidentali a depredare quei territori. Una tragica vicenda che getta un’ombra vergognosa sul paese.
Nel 2014, la tribù brasiliana Txapanawa composta da almeno 300 persone è stata la prima sul territorio ad entrare in contatto con un team di antropologi. La presenza di altre tribù nel paese è stata attestata anche nel 2016 grazie al fotografo Ricardo Stuckert, che ha immortalato casualmente una tribù amazzonica di cui non si conosceva l’esistenza in seguito ad un cambio dirotta del suo elicottero dovuto al maltempo.
Diana Avendaño Grassini
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