«L‘Europa è ferita». Non poteva che iniziare dai fatti di Parigi l’intervento del presidente della Repubblica in occasione della seduta solenne del Parlamento europeo. In seguito ad un colloquio privato con il leader dell’assemblea dell’Unione, Martin Schulz, Mattarella si è rivolto ai deputati, ricordando come l’Europa debba rispondere all’oscurantismo rafforzando i valori su cui si essa è fondata, valori di democrazia e libertà. Valori conquistati con grande fatica: basti ricordare, l’anno scorso, le celebrazioni per i 100 anni dall’inizio della prima Guerra Mondiale e, quest’anno, i 60 dalla fine della seconda. «Due tragedie dalle cui immani sofferenze è nata, è cresciuta e si è radicata l’idea di un’Europa che sapesse unirsi piuttosto che combattersi».
L’unità europea, nata dal concetto di solidarietà, ha garantito ai cittadini un periodo di pace e sviluppo sociale unico nella storia. Ma, come ricorda il Presidente, «tutto questo non basta più». Per vincere le sfide del terrorismo serve «un di più di responsabilità, un di più di iniziativa, un di più di coesione». Soltanto con una maggiore collaborazione fra i Paesi membri sarà possibile affrontare i problemi che il mondo globale pone.
Uno di essi riguarda i flussi migratori. In tal senso Mattarella mette in evidenza i pericoli insiti nella ricorrente tentazione di chiudere le frontiere, sia esterne che interne. Le soluzioni apparentemente semplici non aiutano né sul piano ideale, né su quello concreto, poiché da un lato «ci spingono a rinunciare a principi fondamentali del nostro essere europei, a diritti che abbiamo costruito e che abbiamo il dovere di tutelare» e dall’altro «i fenomeni ai quali assistiamo sono di carattere globale e nessun Paese, da solo, è in grado di affrontarli, per quanto forte possa essere». Il flusso di persone che giunge in Europa è un esercito inerme, che scappa dalla guerra e dalla violenza, le stesse guerra e violenza da cui tentiamo anche noi di difenderci. «Non sono loro il nostro nemico» dichiara il Presidente, il quale rivolge una domanda a tutti i deputati: «Cosa possiamo opporre alle loro ragioni?».
L’ultimo passaggio del discorso riguarda il futuro della costruzione europea, la quale si trova dinnanzi ad un complesso paradosso. Se da un lato, infatti, gli sviluppi del mondo richiedono maggiore unità, dall’altro si riscontra una crescente sfiducia nell’opinione pubblica e crescenti difficoltà nell’affrontare e risolvere insieme i problemi che via via sorgono. «In questi anni passati recenti l’esigenza di sapere guardare lontano non ci ha sempre saputo guidare, e se una lezione possiamo trarre, è che vanno date soluzioni globali a problemi globali». È necessario superare la logica emergenziale imperante oggigiorno per passare ad una visione di lungo periodo, presupposto indispensabile per stimolare la crescita, creare lavoro e ridurre stabilmente le diseguaglianze. Così conclude Mattarella: «Progettare il futuro, a partire dalle difficoltà e dalle sfide che stiamo vivendo, è la strada per governare bene anche il presente, con i suoi problemi cosi gravi».
Lorenzo Guasco
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