Siamo nel 2015. La nostra è una società che si definisce evoluta, democratica e libera, in cui tutti “devono” avere pari diritti e possibilità. Ma, ahinoi, è risaputo che, per quanto siano stati fatti grandi passi in avanti, tale parità non è ancora concretizzata. Fra le battaglie ancora aperte c’è quella della parità tra sessi, ossia quella contro la discriminazione di genere. Se ne parla sempre molto, soprattutto in Italia a seguito dell’ondata mediatica di casi di femminicidio e violenza sulle donne, la maggior parte delle volte perpetrata proprio all’interno delle mura domestiche. Di cos’è figlia una simile aggressività? Viviamo ancora in una società maschilista e patriarcale? A quanto pare sì, se c’è ancora bisogno di campagne di sensibilizzazione e di una forte rieducazione sull’argomento, per liberarsi definitivamente da un lascito secolare di cultura “fallocentrica” la quale ha posto la figura femminile sempre in secondo piano rispetto a padri, fratelli e mariti, relegandola a ruoli prestabiliti e a falsi stereotipi di bellezza.
L’otto marzo scorso, nel giorno della Festa internazionale della donna, la giovane artista tedesca Elone ha lanciato una provocazione per attirare l’attenzione sull’argomento e ha tappezzato le vie della propria città, Karlsruhe, con assorbenti di carta sopra cui erano scritti messaggi chiari e concisi come: «Immaginate se gli uomini fossero disgustati dallo stupro come lo sono dal ciclo» o «Il mio nome non è baby» e ancora «Gli stupratori violentano le persone, non i vestiti». L’iniziativa ha centrato nel segno, facendo molto parlare di sé e risvegliando l’opinione pubblica; l’uso di un oggetto ingiustamente considerato un tabù come l’assorbente, infatti, spinge secondo l’artista a guardare il corpo delle donne in modo non convenzionale, a pensare oltre gli schemi, mettendo al centro l’essere umano e non lo stereotipo. Inoltre, Elone ha tenuto a precisare che femminismo non significa odio nei confronti degli uomini, ma appunto rispetto reciproco, uguaglianza e attenzione.
L’idea di Elone fa riferimento al caso della donna con le mestruazioni rimossa da Instagram: anche questa volta la trovata era stata di un’artista donna, la poetessa indiana Rupi Kauri, che aveva postato sulla suddetta piattaforma una foto femminile durante il ciclo mestruale. Oggetto del suo lavoro era un progetto fotografico per il suo corso di retorica visuale, atto a dimostrare come siano apertamente accettati da tutti foto di ragazzine seminude, la sessualizzazione delle donne e la violenza, ma non la foto di una persona interamente vestita che mostra una perdita dovuta ad un processo naturale, come lo sono tanto la respirazione quanto le mestruazioni. L’accaduto ha scatenato infinite polemiche e, alla fine, Instagram si è scusato ufficialmente con l’artista per la rimozione della foto.
Le “provocazioni” di tali artiste servono a far riflettere tutti, donne e uomini, per capire quale sia realmente il limite da non oltrepassare e in quale direzione orientarsi. La lotta contro sessismo e discriminazioni è in primis una lotta che va fatta assieme agli uomini e non deve essere una sterile ribellione delle donne contro il sesso maschile, anzi: dovrebbe aiutare a capirsi e rispettarsi reciprocamente di più, in quanto tutti essere umani.
Lorena Peci
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