Lo si è sentito dire da personalità più o meno qualificate, talvolta lo si è creduto o sperato, altre addirittura temuto: c’è chi è portato per l’apprendimento di una lingua straniera e chi meno, è tutta una questione di predisposizione. Ebbene, a seguito di una recente ricerca condotta dal Montreal Neurological Institute della canadese McGill University, si può star certi che sia realmente così.
«La parte più interessante di questo studio – ha commentato Arturo Hernandez, neuroscienziato dell’Università di Houston, seppure non coinvolto nell’esperimento citato – è che la connettività tra i diversi settori del cervello può essere osservata prima di iniziare un corso di lingua. Questo dimostra che si può affermare già in anticipo quanto successo si avrà nel corso». Pertanto, come è stato spiegato nel Journal of Neuroscience, un gruppo di studiosi capeggiato dalle professoresse Xiaoqian Chai e Denise Klein ha analizzato la connettività in stato di riposo del cervello di 15 madrelingua inglesi di età adulta, prima che gli interessati iniziassero un corso intensivo di 12 settimane di francese per principianti, nonché durante e dopo le lezioni.
Monitorando le connessioni cerebrali dei singoli soggetti tramite una risonanza magnetica funzionale, gli esperti hanno osservato un rapporto di proporzionalità diretta fra la qualità e la rapidità di miglioramenti linguistici e la forza delle connessioni fra l’insula anteriore sinistra/opercolo frontale e una sotto-area della circonvoluzione temporale superiore sinistra. La stessa corrispondenza è stata trovata fra le abilità di lettura e una maggiore connettività fra la cosiddetta regione della forma visiva delle parole (situata nel lobo temporale) e un’altra sotto-area della circonvoluzione temporale superiore sinistra.
«Questo non vuol dire che il successo nello studio di una lingua straniera sia del tutto predeterminato dalla conformazione dei nostri circuiti cerebrali», chiarisce Xiaoqian Chai. «Il cervello è altamente plastico, e ciò significa che può essere plasmato dall’apprendimento e dall’esperienza». L’importanza della scoperta risiede, quindi, nella possibilità di implementare in futuro dei metodi più funzionali all’apprendimento degli idiomi, che tengano conto delle differenze individuali e della maniera in cui certe connessioni neuronali potrebbero essere stimolate: nessuno rinunci a diventare un poliglotta!
Eva Luna Mascolino
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