Wimbledon non è mai un torneo come gli altri. Anzi, è il torneo di tennis per antonomasia. Quello cui ogni piccolo tennista sogna di giocare un giorno.
Sogno però che, quest’anno, sarà tolto ai giocatori russi e bielorussi come conseguenza della guerra in Ucraina.
Una decisione, già nell’aria da qualche settimana, che nel pomeriggio di ieri è diventata ufficiale.
Statement regarding Russian and Belarusian individuals at The Championships 2022.
— Wimbledon (@Wimbledon) April 20, 2022
In una parte del comunicato stampa pubblicato dalla direzione del torneo si legge: “Esprimiamo la nostra solidarietà all’Ucraina, condividiamo la condanna internazionale alle azioni illegali della Russia.
Dato il profilo dei Championships in Gran Bretagna e nel mondo, è nostra responsabilità limitare l’influenza della Russia in ogni modo possibile.
Sarebbe inaccettabile acconsentire a far trarre al regime russo qualsiasi beneficio dalla partecipazione dei tennisti russi e bielorussi al torneo di Wimbledon di quest’anno”.
Si tratta, comunque sia, di una decisione ufficiale ma non definitiva. Perché, tra le righe del comunicato, compare “Se le circostanze cambieranno materialmente da qui a giugno, ci riserviamo di rivedere la decisione“.
Da ricordare, a tal proposito, che dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, ATP e WTA avevano deciso di ammettere, senza bandiera e a titolo individuale, i tennisti e le tenniste russe e bielorusse ai vari tornei del circuito professionistico.
Decisione, evidentemente, reputata non sufficiente dagli organizzatori del torneo inglese.
D’altronde, al circolo privato più celebre del mondo, in perfetto stile britannico, è sempre piaciuto far di testa sua.
Dal “prevalently white” alla “Middle Sunday” (che quest’anno non ci sarà), passando per il tie-break al quinto set solo se sul 12 pari, sono diverse le regole che distinguono Wimbledon da qualsiasi altro torneo. Compresi gli altri tre “Grand Slam“. E questa decisione è l’eccezione che conferma la regola.
Come si suol dire “ogni azione provoca una reazione” e, infatti, sono state tante le reazioni per quanto deciso dall’All England Club.
Per primo si è fatto sentire il Cremlino che, tramite il suo portavoce Dmitry Peskov, ha comunicato: “Rendere gli sportivi ostaggi di intrighi politici è inaccettabile. Dato che la Russia è un Paese forte nel tennis, le competizioni ne risentiranno“.
Ciò, in effetti, è abbastanza vero dato che dal tabellone principale maschile verranno esclusi giocatori del calibro di: Daniil Medvedev, numero 2 al mondo e vincitore dell’ultimo Us Open, e Andrey Rublev, attualmente all’ottava posizione della classifica mondiale.
Per quanto riguarda il tabellone femminile, invece, la decisione danneggia maggiormente la Bielorussia che ha nelle sue rappresentanti migliori Aryna Sabalenka, numero 4 al mondo e semifinalista della passata edizione, e Victoria Azarenka, ex numero 1 del circuito Wta.
Non è, poi, mancato il duro commento dell’Atp che tramite un comunicato si è così espressa:
“Condanniamo fermamente la riprovevole invasione dell’Ucraina da parte della Russia e siamo solidali con i milioni di persone innocenti colpite dalla guerra in corso.
Il nostro sport è orgoglioso di operare secondo i principi fondamentali del merito e dell’equità, in cui i giocatori competono individualmente per guadagnarsi un posto nei tornei basati sulle classifiche Atp.
Riteniamo che la decisione unilaterale odierna di Wimbledon e della Lta di escludere i giocatori di Russia e Bielorussia dal torneo britannico sull’erba di quest’anno sia ingiusta e abbia il potenziale per creare un precedente dannoso per il gioco”.
Dopo la vittoria sudatissima sul connazionale Djere nel torneo di Belgrado, in conferenza stampa, ha detto la sua anche il numero 1 al mondo Novak Djokovic.
Colui che, quest’anno, di decisioni ne ha subite parecchie per la propria volontà di non vaccinarsi, ha parlato così:
“Condannerò sempre la guerra, non sosterrò mai la guerra, essendo io stesso figlio della guerra. So il trauma emotivo che lascia una guerra, tutti sappiamo cosa è successo in Serbia nel 1999. Nella storia recente nei Balcani abbiamo avuto molte guerre.
Tuttavia, non posso sostenere la decisione di Wimbledon. Penso sia pazzesca. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è mai buono”.
A difesa della decisione presa dagli organizzatori di Wimbledon, che secondo alcuni è influenzata anche dal premier Boris Johnson, è intervenuto il ministro dello sport britannico, Nigel Huddleston.
Quest’ultimo ha dichiarato che “In questo modo, Putin non potrà usare il più iconico dei tornei dello Slam per cercare di legittimare gli orrori che sta infliggendo al popolo ucraino“.
Commentare una scelta del genere non è poi così facile.
Sono diverse le opinioni, i pensieri e i sentimenti che contrastano dentro ogni singola persona quando legge questa notizia.
Da un lato, almeno inizialmente, d’istinto, si pensa possa essere giusta perché “conseguenza” di tutte le atrocità che stanno accadendo in Ucraina e volute da un dittatore che porta il nome di Vladimir Putin. Anche se i tennisti e le tenniste, così come qualsiasi altro/a atleta, non hanno nulla a che vedere con tutto ciò.
Dall’altro, seguendo la ragione e il ruolo dello sport, si pensa che quest’ultimo non debba mai essere fonte di esclusione ma di inclusione. Un mezzo…una “via diplomatica”…un ponte per passare sopra e, alcune volte, risolvere i problemi della nostra società.
Quel che appare certo è che: si discuterà ancora tanto della scelta fatta dal torneo di Wimbledon come, ahimé, ahinoi, ahi tutto il mondo, si parlerà ancora per molto di guerra!
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali) ma, fin da piccolo, è appassionato di sport e giornalismo. Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando ancora bambino si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi“.
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Inoltre, coordina la squadra di Calciomercato, Europei e Mondiali. Scrive di tennis (il suo sport preferito, dopo il calcio) e NBA (non si contano più le notti passate in bianco per vedere le partite live). Infine, si occupa anche delle breaking news che concernono i temi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahinoi) guerre, passando per le storie più importanti e centrali del momento.
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