“È il segno di un’estate che vorrei potesse non finire mai…”
Un vecchio brano dei Negramaro recitava queste parole e, con ogni probabilità, è quello che staranno pensando milioni di italiani, passando in rassegna quelle che sono state le molteplici imprese sportive che hanno contraddistinto l’ultima stagione. Infatti, mai come prima d’ora, il tricolore ha svettato più in alto di qualsiasi altra bandiera in così tante eterogenee discipline sportive.
Su tutte (se non altro, per portata mediatica) risalta la vittoria della Nazionale di calcio agli Europei dell’11 luglio, un successo inaspettato e costruito sulle macerie della mancata qualificazione ai Mondiali 2018. Dopo il fragoroso tonfo di fine 2017, mister Mancini ha saputo mettere in piedi un forte collettivo particolarmente unito, all’interno del quale, però, in una dialettica hegeliana, si riaffermano le qualità dei tanti singoli di valore che hanno trascinato gli azzurri verso la trionfale nottata di Wembley, fra cui non si possono non annoverare Federico Chiesa, la collaudata coppia difensiva Bonucci-Chiellini e, soprattutto, il miglior giocatore del torneo, quel Gigio Donnarumma che si è definitivamente consacrato su un importante palcoscenico internazionale, mettendo ben più di una proverbiale pezza sia nei minuti di gioco che in occasione dei tiri di rigore svoltisi in finale e in semifinale.
Poche ore prima, però, sempre nella terra dei Tre Leoni, un altro italiano faceva la storia. Invero, Matteo Berrettini portava i colori della bandiera italiana, per la prima volta, sul palcoscenico verde della finale di Wimbledon, il più prestigioso Grand Slam di tennis del circuito ATP. Pur non riuscendo a sconfiggere l’inarrivabile Novak Djokovic, il tennista romano ha comunque giocato a viso aperto con il decisamente più quotato avversario e, indiscutibilmente, ha messo a referto uno storico piazzamento.
A dispetto di un bottino già più che cospicuo, però, le grandi conquiste dell’estate azzurra erano appena iniziate. Infatti, le Olimpiadi di Tokyo hanno consegnato allo Stivale il medagliere più ricco della propria storia, con un totale di quaranta medaglie, quattro in più rispetto al precedente primato di Roma 1960. Senza nulla togliere agli altri atleti, non possono non spiccare le imprese nel salto in alto di Gianmarco Tamberi e, soprattutto, di Marcell Jacobs nei 100 metri piani il quale non si è accontentato di essere il primo azzurro a conquistare la finale olimpica nella disciplina ma ha voluto consegnare il proprio nome all’immortalità, vincendo la medaglia d’oro contro ogni pronostico e trascinando i propri compagni al primo posto anche nella staffetta 4×100, un’altra storica prima volta per il nostro Paese.
Come se non bastasse, la spedizione paralimpica ha raggiunto risultati che sono andati ben oltre le più rosee aspettative. Ben sessantanove sono state le medaglie conquistate, con un ricco palmares di atleti che hanno sfidato qualsiasi limite e ostacolo la vita abbia posto loro davanti, stabilendo il primato assoluto italiano di medaglie conquistate in occasione di una Paralimpiade, quasi doppiando le trentanove di Rio 2016.
Una piccola macchia sul bilancio delle Olimpiadi, però, è stata costituita dagli sport di squadra. Basket (al netto di un’inaspettata qualificazione contro la Serbia), pallanuoto e pallavolo, infatti, non hanno visto le rispettive rappresentative azzurre brillare particolarmente e, anzi, hanno lasciato Tokyo con prestazioni abbastanza incolori. Tuttavia, l’estate ha riservato un’ultima gioia alle selezioni maschile e femminile del volley le quali, riscattando l’andamento olimpico, hanno trionfato negli Europei di categoria, con due finali memorabili contro Slovenia e Serbia (peraltro squadra ospitante dell’Europeo femminile).
Unendo al trionfale mix altre prestazioni di rilievo, fra cui possiamo annoverare il WTA 1000 di Montreal vinto dalla tennista Camilla Giorgi e le due vittorie di Francesco Bagnaia nel Mondiale MotoGP (ancora aperto ma, realisticamente, già nelle mani del francese Fabio Quartararo), si chiude col botto un’indimenticabile estate azzurra che descrive da zero il concetto di “Notti Magiche“ coniato, nel 1990, con la storica canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato.
A proposito di musica, la stagione calda a tinte azzurre era stata anticipata dall’inaspettato trionfo dei Maneskin all’Eurovision Song Contest, una competizione il cui ultimo successo italiano risaliva al 1990, quando trionfò il celebre Totò Cutugno.
Insomma, con buona pace dei Negramaro, l’estate azzurra è già finita ma le memorie di una stagione mai così ricca di trionfi non si cancelleranno mai e saranno impresse indelebilmente nelle menti di ogni italiano che le ha vissute e che ha sofferto, esultato e gioito per le imprese dei propri beniamini sportivi.
Christian Ferreri
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