Si preannuncia un’avvincente settimana targata NBA, ricca di numerose sfide interessanti, in cui l’attenzione degli appassionati sarà incentrata principalmente sulle squadre che vanno a caccia di conferme e quelle che, invece, hanno bisogno di ritrovare la forme migliore. Tanti, in questo senso, gli incroci degni di nota, a partire dalle quattro gare in programma stanotte fino ad arrivare alle dodici sfide in programma nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 novembre. Osserviamo nel dettaglio il meglio di quello che la lega cestistica statunitense ci offrirà da stanotte a sabato, analizzando lo stato di forma delle trenta franchigie di Ovest ed Est e i relativi giocatori simbolo. Ecco, dunque, le cinque partite imperdibili della settimana di NBA.
BUCKS-THUNDER – A dare il via alle danze è la sfida tra i Milwaukee Bucks e gli Oklahoma City Thunder, due delle franchigie più intriganti della lega. OKC può contare su Russell Westbrook, autentico simbolo della squadra guidata da Billy Donovan. L’MVP quest’anno è in buona compagnia, essendo stato raggiunto da due campioni del suo calibro quali sono Paul George e Carmelo Anthony. Si tratta di uno dei Big Three migliori della lega, con cui a detta di molti i Thunder possono tranquillamente arrivare fino in fondo. Bisognerà vedere se riusciranno nell’impresa, anche perché la concorrenza è folta e il loro inizio non ha rispettato appieno le attese, con tre vittorie schiaccianti contro New York Knicks (105-84), Indiana Pacers (114-96) e Chicago Bulls (101-69) cui fanno da contraltare le due amare sconfitte con i Minnesota Timberwolves (115-113 con game winner messo a referto da Andrew Wiggins e 119-116, con Carmelo Anthony che sbaglia la tripla del possibile pareggio a circa 5” dalla sirena) e il clamoroso scivolone per 97-86 con gli Utah Jazz, match in cui Westbrook ha realizzato appena 6 punti.
I padroni di casa, invece, puntano tutto sul loro leader per eccellenza, il greco di origini nigeriane Giannis Antetokounmpo, protagonista di un avvio di stagione da record nonché capolista della classifica marcatori con 34,7 punti a partita di media. The Greek Freak ha trascinato i suoi a ben quattro vittorie nelle prime sei gare, non riuscendo però ad evitare le sconfitte con le due principali candidate al titolo di regine di Est, ossia i Cleveland Cavaliers e i Boston Celtics, ed ha anche centrato il suo career high di 44 punti nel successo per 113-110 contro i Portland TrailBlazers lo scorso 22 ottobre. Il Most Improved Player dello scorso anno, però, non è l’unico a recitare un ruolo di primo piano in quel di Milwaukee: risulta determinante, infatti, anche il contributo dei vari Middleton, Monroe, Brogdon, Maker e Vaughn, in un roster in cui coesistono alla grande talento ed esperienza. Anche dai Bucks ci si aspettano grandi cose: vedremo se i cerci centreranno i propri obiettivi.
KNICS-ROCKETS – Nella notte tra mercoledì e giovedì il Madison Square Garden sarà teatro della sfida tra i New York Knicks e gli Houston Rockets. Reduci da una vittoria al cardiopalma contro i Denver Nuggets proprio tra le mura amiche (116-110 il risultato finale), i padroni di casa quest’anno fanno affidamento in particolar modo su Kristaps Porzingis. Il gigante lituano ha iniziato alla grande la stagione, colmando come meglio non avrebbe potuto fare l’assenza di Carmelo Anthony sia sul parquet che nei cuori dei tifosi. Con 29,3 punti di media, il classe ’95 è dunque l’autentico trascinatore di una squadra che può contare anche su Enes Kanter, talentuoso centro turco arrivato nell’ambito dell’approdo di Melo agli Oklahoma City Thunder. Stagione di transizione, dunque, per i Knicks, il cui approdo ai playoff sarebbe a dir poco un’impresa: eppure l’avvio stagionale lascia intravedere segni di ripresa, con le prime quattro sconfitte in altrettante gare spazzate via da una serie di tre vittorie consecutive, rispettivamente contro Brooklyn Nets (107-86), Cleveland Cavaliers (114-95) e, appunto, Denver Nuggets (116-110).
Per arrivare a quota quattro, però, la franchigia della Grande Mela dovrà fare gli straordinari e superare anche gli Houston Rockets del grande ex di turno Mike D’Antoni, head coach dei Knicks dal 2008 al 2012. Con Chris Paul out per infortunio, è sempre James Harden a recitare il ruolo del leader in quel di Houston, con il Barba che fin qui ha sempre messo a segno almeno 20 punti e si è reso autore di una tripla doppia (27 punti, 10 rimbalzi e 11 assist) nel successo per 109-93 in casa degli Charlotte Hornets lo scorso sabato. Il vice MVP attualmente ha 26 punti, 9.1 assist e 4.8 rimbalzi di media e non ha sfigurato nemmeno nella recente sconfitta per 115-107 con i Philadelphia Sixers, centrando il season high per punti (29) e mostrando, in quest’avvio di stagione, anche ottime capacità in fase difensiva, a dispetto delle tante critiche che spesso e volentieri piovono nei suoi confronti per ciò che concerne quest’aspetto. Per riscattarsi sarà necessario superare i Knicks e per farlo serviranno ottime prove non soltanto da Harden (che al Madison Square Garden, lo scorso 31 dicembre, mise a referto la tripla doppia con più punti della storia, con 53 punti, 16 rimbalzi e 17 assist), ma anche dai vari Gordon (inizio stratosferico per lui), Anderson, Capela e Ariza, oltre a una maggiore concretezza in fase offensiva rispetto all’ultima gara persa con Philadelphia.
CAVALIERS-PACERS – Dicevamo che i Cleveland Cavaliers sono tra le principali favorite, se non la favorita assoluta, per la conquista del trono ad Est, nonché una delle contender per il titolo. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. Eppure l’avvio stagionale dei ragazzi di Tyronn Lue non è stato dei migliori: il grande acquisto estivo Isaiah Thomas, arrivato nell’ambito della trade che ha portato Kyrie Irving a Boston, non è ancora sceso in campo a causa di un infortunio che lo terrà fuori per un bel po’, l’altra new entry Derrick Rose ha alternato buone cose a un breve stop per problemi fisici e Dwayne Wade ha incontrato parecchi ostacoli, tanto da chiedere personalmente a coach Lue di essere declassato a sesto uomo in favore di un ritorno in quintetto di JR Smith. Le altre certezze, su cui spicca – neanche a dirlo – LeBron James, per ora non bastano. Prova ne sono le ben quattro sconfitte nelle ultime cinque gare, di cui tre consecutive e tutte con almeno 110 punti concessi agli avversari. Se per LeBron non è ancora tempo di preoccuparsi, è innegabile che in casa Cavs le cose non stiano andando alla grande.
Nella notte tra mercoledì e giovedì, alle 2:00, alla Quicken Loans Arena arriveranno gli Indiana Pacers. Una partita che i Cavaliers sono chiamati a vincere senza sé e senza ma, per dare un segnale importante e per dimostrare che l’avvio in ombra è stato soltanto un caso. Orfani di Paul George, ceduto nella scorsa free agency agli Oklahoma City Thunder in cambio della guardia Victor Oladipo e del centro Domantas Sabonis, i ragazzi di Nate McMillan hanno affossato due squadre sulla carta decisamente superiori dal punto di vista tecnico, ossia i Minnesota Timberwolves (130-107 a Minneapolis con 28 punti di Oladipo in altrettanti minuti giocati) e i San Antonio Spurs, caduti per tre punti (97-94) ad Indianapolis sotto i colpi di Oladipo, autore della tripla decisiva a 10” dal suono della sirena. Sono proprio i due nuovi arrivati da OKC i grandi protagonisti di quest’inizio di stagione in casa Pacers, con la franchigia di Indianapolis che ha già dimostrato di essere in grado di fronteggiare abilmente avversari più forti.
SPURS-WARRIORS – Nella notte tra giovedì e venerdì, invece, è tempo di big match, col duello tra due contender che non stanno attraversando un momento di forma particolarmente eccelso. Si tratta dei San Antonio Spurs e dei campioni in carica dei Golden State Warriors. Se questi ultimi sono riusciti a rialzarsi nell’ultimo turno, spazzando via i Los Angeles Clippers allo Staples Center con una prova di grande carattere ed autorevolezza (141-113 il risultato finale), lo stesso non si può dire degli speroni di Gregg Popovich, che dopo aver infilato quattro vittorie in altrettante partite sono caduti al cospetto dei sorprendenti Orlando Magic (114-87), degli Indiana Pacers (97-94) e dei Boston Celtics (108-94), mettendo in evidenza tanti limiti in entrambe le fasi, in particolar modo in quella offensiva. Inevitabile per una squadra orfana di Kawhi Leonard, Tony Parker e Manu Ginobili e in cui l’attuale leader sul parquet, LaMarcus Aldridge, stecca dopo numerose prestazioni sontuose (soltanto 11 punti per lui). Gli Spurs, però, sono abituati a regalare sorprese, nel bene e nel male, e quando hanno voglia di rivalsa sanno far male: Golden State è avvisata, all’AT&T Center dovrà sudare parecchio per uscire vincitrice.
I Warriors hanno asfaltato i Los Angeles Clippers in casa loro, rifilandogli un netto 141-113 che mette in risalto l’esplosività offensiva della squadra di Steve Kerr. Se i meccanismi difensivi non sono ancora ben collaudati ed efficaci (questione, peraltro, posta all’attenzione dei compagni dal leader difensivo dei californiani Draymond Green), l’attacco quando è in giornata non guarda in faccia a nessuno. Dopo un avvio con poche luci e tante ombre, Stephen Curry e Kevin Durant stanno finalmente ritrovando la forma migliore e, insieme a Klay Thompson e Draymond Green, trascinano i campioni in carica al netto successo contro i malcapitati Clippers (81 punti in quattro, di cui 31 Curry, 19 Durant, 15 Thompson e 16 Green). Le sconfitte con Houston Rockets (122-121), Memphis Grizzlies (111-101) e Detroit Pistons (115-107) sono già alle spalle, i Warriors hanno cominciato ad ingranare la marcia e non hanno intenzione di fare sconti a nessuna delle squadre che proverà ad ostacolare il loro cammino verso la conquista del secondo anello consecutivo. Una cosa è certa: a San Antonio ne vedremo delle belle, per cui restate svegli nella notte tra giovedì e venerdì perché ne varrà davvero la pena.
THUNDER-CELTICS – Detto degli Oklahoma City Thunder, reduci dal netto successo per 101-69 allo United Center di Chicago con i Bulls, propiziato dall’ennesima tripla doppia di Russell Westbrook (12 punti, 13 rimbalzi e 13 assist) e dal significativo apporto offensivo di Paul George e Carmelo Anthony (20 punti il primo, 21 il secondo). OKC è indubbiamente una delle squadre meglio strutturate dell’intera lega, ma ha ancora bisogno di trovare l’amalgama giusto e prima di pensare alla sfida interna contro i Boston Celtics deve concentrarsi su quella imminente in casa dei Milwaukee Bucks, un banco di prova importante per capire quali saranno le reali ambizioni della squadra di coach Billy Donovan. In questo senso, il raggiungimento dei playoff rappresenta il traguardo minimo e, con gli innesti di Anthony e George in supporto di Westbrook, si potrebbe puntare a migliorare il sesto posto dello scorso anno ad Ovest, ma discorsi del genere risultano ancora inevitabilmente prematuri, in quanto la stagione è appena iniziata e numerose squadre – tra cui gli stessi Thunder – devono ancora trovare la continuità e gli assetti giusti.
I Celtics, dal canto loro, si stanno pian piano compattando, facendo fronte con grande esperienza e talento all’assenza per infortunio di Gordon Hayward, costretto ai box per l’intera stagione a causa del gravissimo incidente nella sfida dello scorso 18 ottobre con i Cleveland Cavaliers. Oltre a ciò, anche l’altra new entry Marcus Morris è fuori per un problema fisico, ma sul parquet Kyrie Irving ha finalmente ingranato e sta recitando il ruolo che coach Brad Stevens gli ha inevitabilmente cucito addosso, ossia quello di trascinatore e principale punto di riferimento di Boston. Oltre a ciò, impossibile non mettere in evidenza il significativo apporto del rookie Jayson Tatum, chiamato con la terza scelta assoluta al Draft dello scorso 23 giugno e capace di mettere a referto una doppia doppia all’esordio in maglia Celtics (unico a riuscirci dopo Larry Bird), così come quello dell’esperto centro Al Horford e dei giovani Terry Rozier, Marcus Smart e Jaylen Brown. Coach Brad Stevens ha toccato le corde giuste, rimettendo in sesto i suoi e facendogli rialzare la testa dopo i due ko nelle prime due giornate con Cleveland Cavaliers (102-99) e Milwaukee Bucks (108-100). La striscia di sei vittorie consecutive è destinata a proseguire? Lo scopriremo nella notte tra venerdì e sabato (più precisamente alle 2:30 italiane), in una sfida a dir poco imperdibile.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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