Un grande inizio di settimana quello targato NBA, con la lega cestistica statunitense che ha in serbo incroci che promettono il consueto spettacolo. Tante sorprese già nelle gare disputatesi nei giorni scorsi, tra cui spiccano la netta affermazione dei Cleveland Cavaliers in casa dei Philadelphia 76ers (113-91), anche e soprattutto grazie a un LeBron James superlativo, e le sconfitte casalinghe di Boston Celtics (118-108 con i Detroit Pistons) e Golden State Warriors (110-106 con i Sacramento Kings). Da segnalare, inoltre, il licenziamento di David Fizdale da parte dei Memphis Grizzlies, in seguito alle otto sconfitte di fila e a un rapporto tutt’altro che idilliaco con alcuni dei leader della squadra, tra cui in particolar modo Marc Gasol e Chandler Parsons. Ben 23 le sfide in programma da stanotte a quella tra venerdì e sabato, di cui abbiamo selezionato le cinque più intriganti, quelle impossibili da non seguire.
PELICANS-TIMBERWOLVES – Il via è fissato per stanotte, con la prima gara dall’esito tutt’altro che scontato e per la quale vale la pena restare svegli. New Orleans Pelicans contro Minnesota Timberwolves allo Smoothie King Center rappresenta l’occasione ideale per entrambe per centrare un successo che sarebbe fondamentale sia per ciò che concerne la classifica che per il morale. Le due squadre fin qui stanno andando piuttosto bene e attualmente disputerebbero entrambe i playoff ad Ovest. I New Orleans Pelicans nell’ultima partita disputata hanno perso 110-95 in casa dei Golden State Warriors, interrompendo dunque una serie di tre vittorie consecutive (114-107 contro gli Oklahoma City Thunder, 107-90 con i San Antonio Spurs e 115-91 con i Phoenix Suns). I due trascinatori principali della franchigia della Louisiana sono sempre e inevitabilmente i soliti Anthony Davis e DeMarcus Cousins, la coppia di lunghi più devastante della lega. Le Twin Towers saranno sicuramente fondamentali per i ragazzi di coach Alvin Gentry anche nella gara interna con i Minnesota Timberwolves, ma non sono di certo gli unici giocatori capaci di risultare determinanti per i Pelicans. In questo senso, infatti, merita di essere menzionato anche Jrue Holiday, autore di un inizio di stagione più che positivo (15,1 punti, 5,7 assist e 4,5 rimbalzi a partita). The Brow, invece, sta viaggiando a cifre incredibili, con una doppia doppia di media da 26 punti e 11,3 rimbalzi, al pari di Boogie (25,5 punti e 12,6 assist a gara). Anche e soprattutto grazie a questi tre giocatori, New Orleans è attualmente settima ad Ovest con undici vittorie e nove sconfitte, in piena zona playoff.
I Timberwolves, dal canto loro, sono attualmente quinti (12-9) e hanno già dimostrato di avere tutte le carte in regola per centrare quell’obiettivo che sfuma addirittura dal 2004, ossia l’approdo ai playoff. Per farlo, però, gli uomini di coach Tom Thibodeau devono ancora trovare la continuità che potrà permettergli di assumere un ruolo più definito e lineare nel percorso intricato della Western Conference. L’ultimo ko, rimediato per 92-89 contro i Washington Wizards al Target Center, ne è la prova lampante: Minnesota si porta avanti di una decina di punti, appare essere in pieno controllo della situazione e in grado di approfittare appieno dell’assenza della stella degli avversari, John Wall, con Butler (doppia doppia da 17 punti e 10 assist), Wiggins, Gibson (doppia doppia da 16 punti e 11 rimbalzi) e Towns (doppia doppia da 20 punti e 17 rimbalzi) che trascinano la squadra. Con l’ingresso sul parquet della second unit, però, i Timberwolves palesano le loro difficoltà al cospetto dei Wizards e sono costretti ad arrendersi dopo quattro punti nell’ultimo minuto siglati da Otto Porter. Al contempo, Minnesota è in grado di sfornare prestazioni a dir poco ottime, come nel caso della vittoria per 98-86 tra le mura amiche contro i San Antonio Spurs lo scorso 16 novembre. Per tutta una serie di motivi, dunque, i Timberwolves rappresentano un cliente scomodo per i Pelicans, e viceversa: occhi puntati, in particolar modo, su Karl-Anthony Towns, che sta facendo registrare cifre mostruose (doppia doppia di media, con 20,9 punti e 11,5 rimbalzi a partita).
LAKERS-WARRIORS – Le emozioni di stanotte proseguono con la seconda sfida da non perdere, ossia quella tra Los Angeles Lakers e Golden State Warriors allo Staples Center. Per i padroni di casa pare trattarsi di un match a dir poco proibitivo, ma i Sacramento Kings nell’ultimo turno hanno dimostrato il contrario, punendo i campioni in carica con un 110-106 finale ad Oakland. A pesare sono state soprattutto le assenze di Stephen Curry e Kevin Durant, con Draymond Green e Klay Thompson che non sono bastati agli uomini di Steve Kerr per assicurare ai Warriors la sedicesima vittoria stagionale. La sensazione è che con l’assenza di almeno uno dei quattro Big Four, Golden State soffra terribilmente, a tratti anche più del dovuto, e la second unit non è in grado di assicurare certezze rilevanti, Iguodala e Livingston a parte (21 punti in due dalla panchina contro Sacramento). Inevitabilmente i Warriors saranno arrabbiati e vogliosi di riscattarsi sin da subito con una prova autorevole e convincente, come del resto sono in grado di fare benissimo. Occhio, però, a dare per scontato un successo dei detentori del titolo nello scontro con un’altra californiana, i Lakers, anche perché non è facile per nessuna squadra imporsi allo Staples Center.
Oltre a ciò, anche i gialloviola di Luke Walton sono piuttosto delusi e pronti a risalire la china, anche perché due sconfitte consecutive (113-102 con i Sacramento Kings e 120-115 nel derby di LA con i Clippers) cancellano in parte quanto di buono fatto questa settimana, con le vittorie contro Denver Nuggets (127-109) e Chicago Bulls (103-94) che sembravano aver rilanciato i Lakers. A maggior ragione, dunque, i Golden State dovranno stare attenti alla carica emotiva del pubblico dello Staples Center e alla reazione di carattere che ci si aspetta dai padroni di casa, in particolar modo da alcuni dei loro uomini chiave, chiamati a compiere una prestazione significativa che possa abbattere le critiche dell’ultimo periodo. Riferimento nemmeno troppo velato a Lonzo Ball, che sta continuando ad alternare prove rilevanti e degne di nota ad altre opache e negative. Dalla tripla doppia da 16 punti, 11 rimbalzi e 11 assist che ha steso i Nuggets lunedì scorso ai soli 3 punti messi a referto nel derby perso con i Clippers: il prodotto di UCLA è ancora molto giovane ed ha tanta strada da compiere prima di affermarsi definitivamente sul palcoscenico della NBA, ma la crescita dal punto di vista tecnico e morale passa anche dalla capacità di dire la propria in partite del genere. Oltre al playmaker classe ’97, però, i Lakers possono contare anche sull’affidabile guardia Kentavious Caldwell-Pope, la talentuosa ala piccola Brandon Ingram e i giovani innesti dalla panchina Kyle Kuzma e Julius Randle.
CELTICS-SIXERS – Altro duello molto interessante, probabilmente il più bello e intrigante dei cinque che vi proponiamo, è quello tra Boston Celtics e Philadelphia Sixers. Si affrontano, infatti, due delle squadre più talentuose della lega. Nelle ultime otto partite disputate, i 76ers hanno vinto in cinque occasioni, perdendo soltanto al cospetto dei Golden State Warriors (due volte) e dei Cleveland Cavaliers e mettendo in bella mostra tutti i suoi talenti più cristallini. Spicca in particolar modo il rendimento offerto fin qui da Joel Embiid, che ha già conquistato la lega per carattere e rendimento (media di 22,8 punti e 11,2 rimbalzi a partita), ma non è da meno Ben Simmons, principale candidato al riconoscimento di Rookie of the Year per le sue prestazioni sopra la media al suo primo vero anno in NBA (media di 18,1 punti, 9,1 rimbalzi e 7,4 assist a partita). A loro va aggiunta l’esperienza dei vari Jerryd Bayless, Robert Covington e J.J. Redick, che si compensano alla grande con i tanti giovani presenti in un roster di gran valore. Dopo cinque anni di fila di mancata partecipazione, questa sembra essere la stagione buona per Philadelphia per tornare a dire la sua nei playoff: l’attuale quinto posto nella Eastern Conference (11-8) non è un caso, questi Sixers hanno tutte le carte in regola per continuare a stupire.
Al comando ad Est, invece, ci sono ancora loro, i Boston Celtics (18-4), che fin qui hanno impressionato per continuità di rendimento, rivelandosi capaci di centrare ben sedici vittorie consecutive e di vincere diciotto delle ultime venti partite disputate. Kyrie Irving (media di 22,8 punti a partita) è il principale trascinatore dei ragazzi di coach Brad Stevens, ma non è di certo l’unico protagonista della cavalcata sin qui sensazionale dei Leprechauns. In casa Celtics, infatti, tutti sono indispensabili e a dimostrarlo sono i numeri che, partita dopo partita, mettono in risalto un’enorme coesione del gruppo, principale fattore che ha portato Boston a dominare ad Est sin dalle prime uscite stagionali. Nella recente sconfitta interna con i Detroit Pistons (118-108), infatti, ben sei giocatori sono andati in doppia cifra, di cui quattro su cinque dello starting five. Al pari di Philadelphia, anche i Celtics hanno dalla loro un buon numero di giovani talenti che hanno già dimostrato di avere le qualità per imporsi tra i prospetti più interessanti della lega: tra questi, menzione speciale per il centro tedesco Daniel Theis (12 punti e 2 rimbalzi in 10′ contro Detroit), voluto a tutti i costi la scorsa estate da Danny Ainge. Da segnalare, inoltre, l’apporto fondamentale che garantisce Marcus Smart dalla panchina (23 punti, 6 assist e 3 rimbalzi contro i Pistons): sarà ancora lui l’asso nella manica per Boston? Di certo, i Sixers dovranno prestare particolare attenzione sia ai titolari, i giovani Tatum e Brown e i più esperti Horford e Morris insieme al leader Irving, che alle riserve, in quanto i Celtics sono una delle squadre più imprevedibili della lega, nel bene e nel male.
WIZARDS-PISTONS – A chiudere il quadro delle sfide imperdibili della settimana sono due gare in programma nella notte tra venerdì e sabato, di cui la prima vede di fronte i Washington Wizards e i Detroit Pistons alla Capital One Arena. Si tratta di due squadre tanto diverse quanto simili: i padroni di casa si sono qualificati ai playoff ben tre volte negli ultimi quattro anni, arrivando in tutti e tre i casi fino alle semifinali di Conference e il loro avvio stagionale tutto sommato positivo lascia presagire che anche quest’anno i ragazzi di coach Scott Brooks potranno tranquillamente dire la loro in post season. Al contempo, avrebbero potuto fare sicuramente qualcosa in più, anche perché l’attuale settimo posto (11-9) e i momenti positivi di tante squadre sorprendenti che potrebbero ostacolarli, tra cui Indiana Pacers, Philadelphia Sixers e Detroit Pistons (queste ultime due saranno le prossime due avversarie dei Wizards), non assicurano certezze in una lega dominata sin qui dall’imprevedibilità. Reduce da quattro vittorie e quattro sconfitte nelle ultime otto gare disputate, Washington non ha ancora trovato la stabilità necessaria per rendere le cose più semplici e procedere a passi da gigante verso i playoff. L’assenza di John Wall, in particolar modo, rappresenta una defezione non di poco conto: la point guard di Raleigh starà fuori almeno per le prossime due settimane e fin qui ha già saltato quattro partite, di cui le ultime due con Portland Trail Blazers (ko per 108-105 alla Capital One Arena) e Minnesota Timberwolves (vittoria per 92-89 al Target Center). A dare speranze ai Wizards ci penseranno Bradley Beal e Otto Porter, autori di 50 punti in due (26 il primo, 24 il secondo) nella scorsa partita.
Detroit, dal canto suo, sa benissimo che la trasferta in quel di Washington rappresenta un esame da superare a pieni voti per avere l’ennesima conferma delle proprie capacità di continuare su questa strada e dare un senso concreto a quanto di buono fatto in questa prima parte della regular season. Con tredici vittorie e sei sconfitte, i Pistons sono attualmente la seconda forza della Eastern Conference, dietro soltanto ai Boston Celtics: un piazzamento che ha sorpreso e non poco, in quanto la squadra di coach Stan van Gundy era sì attesa da una stagione che prometteva novità e cambiamenti significativi, a partire dal nuovo stadio, la Little Caesars Arena, ma di certo nessuno si aspettava che sarebbero partiti a razzo. Dopo aver battuto per 111-107 con i New York Knicks al Madison Square Garden, Detroit ha avuto la meglio contro squadre del calibro di Minnesota Timberwolves (122-101), Los Angeles Clippers (97-85) e, soprattutto, Golden State Warriors, imponendosi per 115-107 alla Oracle Arena. Andre Drummond continua a fare scorpacciate di doppie doppie (quattordici fin qui, di cui l’ultima nel recente successo in casa dei Boston Celtics, con 26 punti siglati e 22 rimbalzi catturati al TD Garden) e viaggia a cifre incredibili, con la doppia doppia di media da 14,4 punti e 15,6 rimbalzi a partita, ma un contributo determinante alla squadra lo offrono anche i vari Tobias Harris, Reggie Jackson e Avery Bradley, con quest’ultimo che si è rivelato un innesto a dir poco determinante fino a questo momento. Mai come quest’anno, i tempi dei Bad Boys che fecero sognare Detroit tra gli anni ’80 e ’90 non sembra così lontana, anche se ovviamente ci vorrà ancora tanto tempo prima di poter vedere i Pistons tra le contender.
THUNDER-TIMBERWOLVES – Tocca poi al terzo confronto stagionale tra Oklahoma City Thunder e Minnesota Timberwolves, in programma alla Chesapeake Energy Arena. I padroni di casa vanno a caccia del loro primo successo in questa regular season contro i lupi di Minneapolis, che si sono aggiudicati i primi due confronti con OKC, imponendosi per 115-113 in trasferta grazie alla tripla sulla sirena di Andrew Wiggins e per 119-116 al Target Center, con un tiro da tre fallito da Carmelo Anthony allo scadere. Dopo aver già analizzato la situazione dei Timberwolves, chiamati ad assolvere l’impegno con i New Orleans Pelicans, altra trasferta piuttosto ostica, la nostra lente d’ingrandimento si sofferma sui Thunder, squadra ancora a caccia della propria identità. Le ottime premesse estive rappresentano ormai soltanto un lontano ricordo ed hanno lasciato il posto ad uno stato di confusione generale, con OKC che avanza in maniera altalenante in una regular season in cui non c’è tempo per fermarsi a pensare nemmeno per un secondo.
Il successo di giovedì scorso con i campioni in carica dei Golden State Warriors tra le mura amiche (108-91) sembrava aver restituito ad Oklahoma le certezze smarrite, ma sono bastate le successive due gare per riportare i Thunder sulla terra, con il ko interno con i sorprendenti Detroit Pistons (99-98) e il tracollo di Dallas con i Mavericks (97-81). Con otto vittorie e undici sconfitte, agli uomini di coach Billy Donovan non bastano i tre fuoriclasse Russell Westbrook, Paul George e Carmelo Anthony per venire fuori da questa situazione piuttosto intricata. Il primo continua a sfoderare prestazioni più che positive, con undici doppie doppie e sei triple doppie totalizzate fin qui, mentre gli ultimi due alternano prove positive ad altre incolori. Il Big Three non ha ancora trovato l’amalgama giusto e il resto del roster fatica a sopperire alle lacune mostrate dalle tre superstar. Se fino a poche settimane fa i Thunder sembravano una delle contender cui guardare con maggiore attenzione, attualmente OKC sarebbe fuori dai playoff e non è così scontato che riesca a tenere il passo delle altre squadre che ad Ovest stanno facendo meglio, tra cui gli stessi Minnesota Timberwolves.
Dennis Izzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
“Se c’è un libro che vuoi leggere, ma non è stato ancora scritto, allora devi scriverlo.”