Che sia il giocatore più forte del pianeta, da qualche anno a questa parte, non ci sono dubbi. Ciò che non si spiega è come faccia, ogni stagione, a diventare sempre più forte e dominante nonostante l’avanzare dell’età. Il panorama NBA, continua a coccolarsi LeBron Raymond James (33 anni il prossimo 30 Dicembre), nominato giocatore del mese nella Eastern Conference. “The King” sta facendo registrare numeri da capogiro: 28.3 punti, 7.9 rimbalzi e 8.7 assist di media, conditi da un surreale 58.3% dal campo ed 41.3% da 3. Incredibile il controllo che James abbia sulla partita e su quello che succede in campo. Questo strapotere ha condotto Cleveland ad 11 vittorie consecutive, dopo aver cominciato il campionato con un preoccupante 5-7 come record. In attesa del ritorno dall’infortunio, di quella che dovrebbe essere l’altra stella della squadra, Isaiah Thomas, i Cavs si tengono stretti il suo re, che come il vino, migliora invecchiando.
Dall’altra parte della costa, un altro James sta dominando in lungo e largo. James Harden è stato nominato giocatore NBA del mese ad Ovest. “Il Barba” si gode il primo posto nella Western Conference con i suoi Houston Rockets (17-4) che hanno ritrovato adesso anche Chris Paul. Harden sta viaggiando a più di 30 punti di media (31.5) e quasi 10 assist (9.8) a partita e per la prima volta in carriera sta tirando con almeno il 40% da 3 (40.5). La convivenza con CP3 non si sta rivelando per nulla deleteria, anzi, nelle ultime 6 partite giocate da Houston, che coincidono con il ritorno di Paul, sono arrivate sei vittorie, The Beard ha fatto registrare 33.5 punti di media e il numero 3 è in doppia doppia con 12, 3 punti e 10,3 assistenze.
Potremmo tranquillamente ritrovarci a fine stagione con ben 4 contender solo ad Ovest. Golden State Warriors e Houston Rockets su tutte, con i San Antonio Spurs che aspettano il ritorno di Kawhi Leonard. Si potrebbero aggiungere in corsa anche gli Oklahoma City Thunder che, stanno faticando molto. Il paradosso di OKC sta nel fatto di avere Russell Westbrook, Carmelo Anthony e Paul George ed essere solo il ventunesimo attacco della NBA. Di contro Westbrook e compagni difendono molto forte e sono terzi per defensive rating.
Con la partenza di Gordon Hayward, le chiavi degli Utah Jazz, erano state affidate a Rudy Gobert, che però dopo 12 partite è stato costretto a fermarsi per un infortunio al ginocchio destro. Fortunatamente Utah ha scoperto nel rookie Donovan Mitchell, un’ arma devastante per il presente e per il futuro. I Jazz vengono da 5 vittorie consecutive, trascinati proprio da Mitchell che in questo ciclo di vittorie sfiora i 22 punti di media. Non male per una matricola nata nel 1996. Il ragazzo, prodotto dell’università di Louisville, è stato artefice di una prestazione mostruosa nell’ultima vittoria della sua squadra, contro i New Orleans Pelicans di Anthony Davis e DeMarcus Cousins: 41 punti, record per un rookie nella storia della squadra di Salt Lake City.
Dario Consoli
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