James Nachtwey è un fotografo americano che, nei suoi 40 anni di carriera, ha dato espressione alla parte più sofferente e sola del mondo. Palazzo Reale a Milano ospiterà una mostra, fino al prossimo marzo, il cui obiettivo è dare una lezione alla memoria collettiva. Gli scatti fanno riflettere sugli errori del passato, da non ripetere.
MILANO – James Nachtwey è considerato uno dei fotoreporter di guerra più importanti attualmente. La sua formazione è avvenuta presso il Dartmouth College nella Facoltà di Storia dell’Arte e Scienze Politiche. Ha iniziato a collaborare come fotografo per un giornale del Nuovo Messico nel 1976, ma la sua scelta professionale è stata influenzata dalle immagini della guerra del Vietnam. A suo parere la fotografia deve essere un veicolo della verità. Sulla base di questo assunto, ha condotto il suo lavoro documentando i conflitti e le sofferenze in moltissimi Paesi. Da Israele al Sud Africa, dagli Stati Uniti alla Romania, le sue foto testimoniano la violenza e il dolore, li fissano nella memoria. Ha ricevuto molti premi nel corso della sua carriera, tra i quali il World Press Photo Award per due volte.
Palazzo Reale a Milano espone, dal 1 dicembre 2017 al 4 marzo 2018, una mostra, intitolata Memoria, che raccoglie le opere più significative di colui che è considerato l’erede di Robert Capa (fotografo bellico ungherese). Il percorso espositivo è diviso in diciassette sezioni distinte e le 200 immagini sono una rappresentazione di tragedie epocali proposte al visitatore. La selezione, così ampia, tra i vari reportage di Nachtwey è oltremodo attuale perché contiene anche il dramma dell’immigrazione europea. Tra gli orrori testimoniati spiccano le immagini dell’11 settembre 2001 e la raffigurazione dei bambini orfani in Romania, dopo il crollo del muro di Berlino.
James Nachtwey osserva il mondo da una prospettiva eccezionale: i suoi scatti rimangono impressi nella memoria perché non solo documentano i fatti, ma li interpretano. Ha scelto la via della bellezza, dell’arte, per rendere manifesti dolore, ingiustizia, fame, conflitto, morte. «Il contrasto tra la bellezza delle immagini scattate e l’orrore dei soggetti delle sue foto stride quasi rumorosamente nella percezione degli spettatori», ha dichiarato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno. In questo modo la testimonianza diretta induce a una riflessione, individuale e collettiva, sulla guerra. La realtà che pervade le immagini si propone di innescare nel visitatore un impegno civile e pacifico.
Luigi Rocco di Canon ha sintetizzato in poche parole la mostra di James Nachtwey. L’ha definita importante, sottolinea Milano Today, perché tratta di temi che devono essere noti a tutti e il livello delle fotografie è molto alto. È rigorosa in quanto espone soltanto il necessario, non c’è una sovrabbondanza di immagini estreme. Esse sono reali quanto basta, la loro estetica è impeccabile. Infine l’esposizione è assolutamente opportuna, attuale. Lo scopo finale è quello di imparare dalla storia, fissare nella memoria gli errori del passato per far sì che non si ripetano. Infatti, la mostra sarà esportata in varie sedi nel mondo per realizzare una missione civile. «L’obiettivo delle mie foto è di creare un legame tra le persone rappresentate e il resto dell’umanità», conclude Nachtwey.
Sara Tonelli
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