“Il mondo è bello perché vario“. Probabilmente chi disse per primo/a questa frase – diventata un modo di dire comune – l’ha pronunciata per descrivere il personaggio “vario” di Aurelio De Laurentiis. Imprenditore, produttore cinematografico, fondatore insieme al padre della Filmauro, presidente del Napoli. In poche parole, un uomo capace di portare avanti (contemporaneamente e con successo) quelle che sono le proprie aziende personali.
Ad ogni modo, però, ogni settore economico-sociale è diverso dall’altro. Così come sono diverse le personalità dei vari imprenditori, amministratori delegati, produttori e presidenti di calcio, allo stesso modo, è diverso il modo di operare nel cinema o nel calcio. O, perlomeno, tale dovrebbe essere.
Perché, sì, a differenza di quanto si possa pensare al giorno d’oggi, il calcio non può essere definito esclusivamente come un’azienda. Un concetto, quest’ultimo, che negli ultimi tempi viene utilizzato sempre più. Non solo per le assurde e lontanissime dalla realtà cifre economiche che girano nel mondo dello sport più amato e seguito al mondo, ma anche per i comportamenti alquanto discutibili dei vari protagonisti che compongono quello che, prima di essere diventata un’azienda, è il giuoco del “pallone”.
Presidenti. Calciatori. Allenatori. Procuratori. Tanti di questi personaggi non poggiano più i piedi a terra. Non lo scopriamo di certo noi, ma il contatto con la realtà è importante. Ti fa capire se ci si sta muovendo nella giusta direzione, oppure no. Non toccare con propria mano la realtà potrebbe dare l’illusione che qualsiasi cosa si faccia sia sempre quella giusta. Che sia quella che ti permette di volare sempre più in alto. A volte può essere pure così, ma tante altre no.
Un esempio di chi ha avuto la capacità e la bravura di volare alto è Aurelio De Laurentiis. Tuttavia, ultimamente, anch’egli sembrerebbe aver perso il contatto con la realtà. Una frase, probabilmente, forte ma che potrebbe spiegare la decisione del presidente del Napoli di scegliere come nuovo allenatore Walter Mazzarri.
Con tutto il dovuto rispetto, una scelta che lascia non pochi dubbi. Da un lato, perché il mondo del calcio sembrava quasi aver dimenticato il tecnico toscano. Dall’altro, perché il presidente partenopeo stesso, già dieci anni fa, aveva capito che il tipo di calcio proposto dall’esperto allenatore non si adattava così bene alla realtà calcistica contemporanea.
È proprio sulla decisione di riprendere mister Mazzarri, e sulle modalità con cui essa è stata presa, che vorremmo concentrarci. Vero che lo stesso Aurelio De Laurentiis ha il merito di aver preso il Napoli quando, nel 2004, era fallito e di averlo portato con grandissima capacità, nel corso degli anni, dall’allora Serie C alla Serie A passando per il ritorno in Champions League e finendo con lo storico Scudetto vinto nella passata stagione.
Tutto questo, né qualsiasi altra storia, però, può essere mai una valida motivazione per rendere quanto più espressione personale possibile una società sportiva professionistica caratterizzata da più figure, altrettanto professionistiche. La sensazione, infatti, è che negli ultimi tempi il Napoli stia diventando sempre più una personificazione del presidente Aurelio De Laurentiis.
Va bene che lo stesso imprenditore italiano ha, da sempre, avuto una personalità ingombrante e un carattere altrettanto forte, ma pensare che il proprio fondamentale ruolo da presidente possa consentirgli di personificare un’intera società sportiva sarebbe un atto grave quanto sbagliato.
Il Napoli di oggi è una realtà grossa, importante. E, come qualsiasi tipo di società, affinché funzioni per il verso giusto, necessita che tutti facciano la propria parte e non che uno faccia la parte di tutti. Perché, da quello che si vede da fuori, sembrerebbe che Aurelio De Laurentiis è il Napoli e il Napoli è Aurelio De Laurentiis.
Prove, di quest’impensabile equazione, sono alcuni episodi verificatosi negli ultimi tempi.
Partiamo da quando, già nella passata sosta di ottobre per le nazionali, il posto di Rudi Garcia era in bilico e il presidente decise di affiancarsi quotidianamente in allenamento all’allenatore francese. Nel mentre, arriviamo a quanto accaduto nell’intervallo della fatale partita, di domenica scorsa, persa dal Napoli contro l’Empoli con il presidente partenopeo che, secondo quanto trapelato, sarebbe sceso negli spogliatoi per parlare ai giocatori screditando così il ruolo del proprio tecnico. Da quando, in una società calcistica professionistica, un presidente svolgerebbe esclusivamente anche il ruolo di allenatore?
Vogliamo, poi, discutere dei cast personali – come fossero dei provini per scegliere l’attore di un film – fatti in estate (quando la scelta cadde su Garcia) e, anche in questi giorni, per scegliere la nuova guida tecnica del Napoli? Giusto che un presidente abbia il diritto, anzi il dovere, di decidere ma è altrettanto corretto non oscurare le figure dei vari dirigenti.
Infine, è professionale che il ritorno in panchina di Walter Mazzarri sia stato comunicato, non tramite una nota ufficiale del Napoli, ma da un tweet di Aurelio De Laurentiis – “Bentornato Walter” – ricondiviso dalla società partenopea sul proprio account Twitter?
Niente di personale nei suoi confronti caro presidente De Laurentiis, anzi tanta ammirazione per quanto fatto negli anni. Lei stesso, però, dovrebbe sapere meglio di chiunque altro che: così come in un film, il protagonista non è l’unico attore; in una società calcistica non dovrebbe spiccare una sola persona ma più figure che lavorano all’unisono. Restando in tema cinematografico, non sappiamo ancora quale sarà la trama stagionale del “suo” Napoli, ma la categoria scelta sembrerebbe essere quella di “Fantascienza”.
Fonte Foto in Evidenza: ANSA
Giuseppe Rosario Tosto
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
È entrato a far parte di Voci di Città, prima, come tirocinante universitario e, poi, come scrittore nella redazione generalista e sportiva. Con il passare del tempo, è diventato coordinatore sia della redazione sportiva che di quella generale di VdC. Allo stesso tempo, al termine di ogni giornata di campionato, cura la rubrica settimanale “Serie A, top&flop” e scrive anche delle varie breaking news che concernono i tempi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahimè) guerre passando per le storie più importanti, centrali o divertenti del momento.
Il suo compito in sintesi? Cercare di spiegare, nel miglior modo possibile, tutto quello che non sa! (Semicit. Leo Longanesi).