Dai dati emerge che chi beve regolarmente caffè è meno soggetto a malattie cardiovascolari mortali, patologie neurologiche e alle tendenze suicide. I 7000 caffè, di cui canta Alex Britti, però, rimangono eccessivi: è preferibile attenersi, invece, ad un consumo moderato, per una dose che sembrerebbe non dover superare le cinque tazzine giornaliere. Se gli effetti positivi del caffè sono maggiori tra i non fumatori, gli amanti del decaffeinato non sono esenti da tali benefici, che non appaiono attribuibili alla caffeina. «I composti bioattivi del caffè, riducono la resistenza all’insulina e l’infiammazione sistemica e potrebbero dunque essere loro i ‘responsabili’ di questa associazione inversa tra consumo di caffè e mortalità. Questa è la nostra ipotesi; spetterà ad altri studi investigare i meccanismi biologici alla base di questi effetti», è quanto affermato da Ming Ding, studioso alla guida della ricerca. Secondo quanto aggiunto dal coordinatore dello studio Frank Hu, tuttavia, il caffè da solo non basta: deve essere incluso in una dieta bilanciata e «donne incinte e bambini dovrebbero fare molta attenzione all’assunzione di caffeina, sia dal caffè che da altre bevande». «Il caffè è un amico, un amico che ti tiene sveglio, fa sta’ più allegri e qualche volta evita i dispiaceri», è quanto recitava Nino Manfredi in Café Express, e, a quanto pare, aveva ragione.
Concetta Interdonato
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