Dorata, saporita e croccante, la frittura, croce e delizia per molti, se non realizzata in modo corretto e col giusto olio può riservare spiacevoli sorprese. Siete davvero sicuri di saper preparare la “frittura ideale”?
Nel vasto panorama degli oli, fatto di grassi saturi, monoinsaturi, polinsaturi e punti di fumo, non è semplice per i non addetti ai lavori scegliere il prodotto più adatto per la frittura; qui di seguito si forniscono le informazioni che permetteranno di compiere una scelta più consapevole.
Nella preparazione del cibo fritto, da consumare con parsimonia come suggerito dai nutrizionisti, la prima regola da seguire e quella di riporre il prezioso liquido in dispensa a riparo dalla luce del sole in grado di alterarlo. Nella cottura è opportuno che gli alimenti siano a temperatura ambiente e non congelati, evitando così spiacevoli conseguenze dovute alla riduzione della temperatura; inoltre, è bene ricordare che è fortemente sconsigliata la pratica di rabbocco di olio fresco in quello usato, poiché ciò comporta l’alterazione di tutto il prodotto. Per quanto riguarda la scelta del “giusto olio” è necessario che esso abbia un basso contenuto di grassi saturi – pericolosi per l’uomo -, alto punto di fumo, ovvero la temperatura in cui l’olio si degrada producendo vapori tossici contenenti sostanze nocive come l’acroleina, e basso contenuto di grassi polinsaturi. Quest’ultimi, a differenza dei monoinsaturi, una volta raggiunta la temperatura di frittura – di circa 160-180 C° – liberano perossidi e radicali liberi potenzialmente dannosi per la salute umana. Sulla base di tali parametri sono da preferire l’olio extravergine d’oliva dal gusto deciso, prediligendo quello a bassa acidità, e l’olio di semi di arachidi dal gusto più delicato.
Dott. Renzo Pierpaolo Turco
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