Il periodo più magico dell’anno è finalmente arrivato: Natale. La sua atmosfera è impareggiabile, tutto si illumina di luci a festa e ogni casa vede risplendere al suo interno, come anche all’esterno, l’albero di Natale, il presepe (o natività) e addobbi di ogni genere. Per non parlare del protagonista indiscusso di questa festa, il quale, ormai, troneggia festoso ovunque: Babbo Natale. Ma chi era, prima del suo successo, quest’omone grande e grosso, vestito di rosso, che il 24 dicembre di ogni anno porta regali a tutti i bambini del mondo, secondo quanto riporta National Geographic?
Nessuno conosce veramente la sua storia, ma una cosa è certa: prima di diventare il personaggio famigerato qual è, chi avrebbe mai immaginato che un semplice monaco greco, convinto sostenitore della fede cristiana, si sarebbe guadagnato siffatto nomignolo? San Nicola – questo il suo nome – nacque in Grecia, divenendo, poi, vescovo in Asia Minore. Passò diversi anni in carcere, fino a quando l’imperatore Costantino non emanò l’Editto di Milano che riconosceva ufficialmente il culto cristiano. Nessuna delle foto che lo ritraggono assomiglia, anche solo minimamente, al Babbo Natale che conosciamo, ma un’antropologa, Catherine Wilkinson, attraverso i suoi resti ha cercato di ricostruirne la fisionomia – resti i quali, trafugati da marinai che volevano impadronirsene, erano stati traslati nella Basilica di San Nicola di Bari –.
Attraverso le moderne tecnologie di ricostruzione, la Wilkinson ha scoperto che i lineamenti di San Nicola erano quelli di un uomo dalla pelle olivastra, magro e con i capelli grigi, forse anche col naso rotto in seguito alle persecuzioni cristiane, nulla che lo rassomigli al nostro Santa Claus. Negli anni, tuttavia, si è acquisito il titolo di protettore dei bambini, probabilmente per due ragioni: primo, perché quando era in vita salvò delle ragazze dalla prostituzione, facendo recapitare, allo stesso tempo, due sacchi di monete d’oro al padre affinché desse un futuro migliore alle proprie figlie; poi, perché risuscitò tre ragazzi uccisi e fatti a pezzi dal padrone di una locanda.
San Nicola morì il 6 dicembre, si presume, del IV secolo a.C., ma la sua festa, ancor oggi commemorata in molte parti dell’Italia del Nord e del mondo, continuò a persistere anche in seguito. Gli vennero affibbiate le sembianze di personaggi mitologici, come Odino, Saturno e altri; per di più, San Nicola era anche deputato al controllo dei bambini perché fossero buoni e dicessero le preghiere. Negli anni, si è cercato di dare al futuro Babbo Natale svariate fattezze, tutte distrutte poi: si cercava, infatti, un sostituto a San Nicola che distribuisse i regali, ma anche in grado di tenere a bada e “minacciare” i bambini cattivi. Gesù Bambino non poteva assolvere a questi compiti, pertanto furono inventati dei personaggi di fantasia.
Dal folletto al demone, fino ai Krampus, gli elfi aiutanti di San Nicola, sono tutti nati dalla fantasia di determinate culture come quella nordica; eppure, dobbiamo la figura del Babbo Natale che conosciamo al Nuovo Mondo. Infatti, nell’America delle origini, coloro che vi migrarono portarono con sé le proprie usanze, facendo del Natale una festività, all’inizio, pagana in cui si consumava alcol e vigeva l’immoralità. Col passare degli anni, però, grazie alla voglia di trasformare il Natale in una meravigliosa festa di famiglia, da vivere con amici e parenti all’insegna dell’amore e dell’allegria, la penna di alcuni autori dette vita alla figura di un omone gentile e dispensatore di doni ai bambini più buoni.
Nello specifico, uno dei primi fu Washington Irving, il quale immaginava un San Nicola in grado di volare, grazie al suo carro trainato da una sola renna, che andava di casa in casa a lasciare regali ai bambini. Successivamente, col passare degli anni, un certo Clement Mark Moore disegnò la slitta che conosciamo, quella con 8 renne, per i suoi figli. E grazie anche alle sembianze assunte per via delle tradizioni nordiche, le quali vedevano Babbo Natale vestito con le pellicce tipiche, appunto, del Nord, alla fine dell’800 finalmente prese forma la figura che tutti noi oggi conosciamo.
In Europa vi tornò per mezzo dei soldati americani, sbarcati durante la seconda guerra mondiale, e attraverso la famosissima pubblicità della Coca Cola, abolendo, così, tutte quelle figure che, per decenni, lo avevano “indebitamente” rappresentato. È probabile, quindi, che la magia in cui crediamo, e facciamo credere i più piccoli, sia, in realtà, frutto della fantasia di uomini che volevano un mondo più bello; ciò nonostante, perché smettere di credere a una favola? Educare i più piccini a credere in Babbo Natale, invece, li aiuta a coltivare i sogni, a non smettere di sperare che qualcosa possa accadere. Da grandi sapranno da soli la verità, ma è sempre meglio una bugia che apre i cuori alla speranza, piuttosto che una verità, la quale, nella maggior parte dei casi, provoca solo tristezza.
Anastasia Gambera
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