La vita dell’uomo è da sempre legata imprescindibilmente a un elemento in particolare: l’acqua. Non è dunque così strano il pensiero che il contatto con essa possa procurare una sensazione di pace e benessere. Di recente, anche in Italia è arrivato il libro Blue Mind -Mente e acqua scritto da Wallace J. Nichols, ricercatore associato dell’Accademia delle Scienze della California e fondatore e co-direttore di Ocean Revolution, SEE the Wild e LivBlue. Il centro del libro è proprio la relazione dell’uomo con l’acqua e come questa possa aiutare a depurarsi e a sentirsi più forti e connessi. L’opera di Nichols nasce dalle sue esperienze personali e professionali: «Uno dei modi in cui si può descrivere una vita è proprio paragonarla a una serie di incontri con diverse masse d’acqua: tempo trascorso dentro, sopra, sotto o vicino all’acqua, intervallato dai periodi passati a pensare dove, quando e come raggiungerla di nuovo» spiega l’autore del libro.
Ma oltre a ciò, l’evidente beneficio del rapporto con l’acqua è stato confermato e scientificamente provato da numerosi studi; infatti, ad esempio, proprio il mare stimola la produzione di dopamina, serotonina e ossitocina, ovvero ormoni che contribuiscono alla sensazione di felicità. La vicinanza con l’acqua, inoltre, aumenta la calma e aiuta a diminuire l’ansia più efficacemente di un farmaco. A queste scoperte si collega il lavoro di Nichols, secondo il quale nella vita si può essere Mente Grigia, ovvero instupiditi dalla depressione; Mente Rossa, la più aggressiva, quella dell’istinto di sopravvivenza, ma anche mangiata dallo stress. O si può ”indossare” la Blue Mind appunto, la Mente Blu, ”il più salutare stato di calma”, antidoto puro alle altre due. Nel libro Nichols spiega, per di più, che c’è una differenza sostanziale con altri metodi per alleviare lo stress e raggiungere la chiarezza:« l’acqua può fare il lavoro per voi. Non c’è bisogno di meditare, perché medita per voi». Con questa frase, Nichols intende spiegare la naturalezza del processo, che non ha bisogno di tecniche o situazioni particolari; basta infatti sedersi in riva al mare o semplicemente fissare un acquario sulla scrivania, come anche ascoltare il suono delle onde affinché la Blue Mind si attivi.
Questo stato di apparente concentrazione verso un unico elemento, permetterebbe in realtà alla mente di allacciare connessioni tra elementi diversi per creare qualcosa di interamente nuovo, e ciò, secondo l’autore, avverrebbe solo dopo pochi attimi, creando nel cervello uno stato di vigilanza necessario a mantenere curiosi e consapevoli. È come se il cervello riposasse creando, pronto a reagire ma senza stancarsi. Per attuare la Blue Mind, dunque, basta in realtà veramente poco, ma la consapevolezza dei benefici che porta forse potrebbe spingere a ritagliare più tempo da dedicare al contatto con l’acqua, riconsiderandone l’importanza per la propria salute.
Lorena Peci
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