Secondo una convinzione popolare, la “colorazione scura” della birra sarebbe indice di un prodotto maggiormente “alcolico” rispetto alla bionda; tuttavia, in realtà la gradazione, dipende dalle caratteristiche del malto e poco ha che fare con il colore. Se, infatti, nella preparazione si preferisce del malto torrefatto, si ottiene una birra nettamente più scura di quella prodotta impiegando malto di base non tostato. Per quanto riguarda il grado alcolico, questo sarà tanto più alto quanto maggiore è la quantità di malto impiegato per la preparazione della bevanda.
Versare la birra con maestria è un vero e proprio “dono” non comune a tutti; infatti, servire la giusta quantità di schiuma nel bicchiere (mediamente uno o due dita in base al prodotto) impedisce alle sostanze aromatiche di volatilizzarsi, inoltre non meno importante, contribuisce all’appeal tipico della bevanda.
Indipendentemente dal colore, profumo, gradazione alcolica e sapore, ciò che accomuna tutte le tipologie di birra è l’esigenza di consumarle in breve tempo da quando sono versate, poiché in caso contrario il contatto con l’ossigeno innesca una reazione di “ossidazione”, con conseguenti gravi alterazioni delle caratteristiche organolettiche del prodotto.
Dunque, è bene sapere che, nonostante la birra apporti sali minerali e vitamine, importanti sotto il profilo nutrizionale, tuttavia il “luppolo”, ingrediente principale del prodotto insieme con acqua, malto e lievito, fornisce al nostro organismo anche degli zuccheri particolarmente temuti da chi tiene alla linea, motivo in più per non eccedere troppo con i bicchieri.
Dott. Renzo Pierpaolo Turco
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