CATANIA – Sono solo le ore 20 e già la Cartiera, storico pub del catanese, sabato 26 novembre pullula di gente. È qui, infatti, che ha inizio il tour Catania Segreta per le strade di San Berillo, quartiere a luci rosse del centro città, organizzato dall’ associazione Panvision Ricreare San Berillo e da Guide Turistiche di Catania. «Per valorizzare bisogna conoscere» è lo slogan che meglio sintetizza lo spirito della ormai collaudata iniziativa culturale, volta a sostituire l’astrattezza di un pregiudizio con una concreta volontà di risanamento, che sovrasta deciso il leggero brusio del locale di via del Mutilato.
L’immersione in quello che potremmo metaforicamente definire il ventricolo ipertrofico del cuore cittadino inizia con la visione di alcuni filmati, seguiti dalle parole di Franco Grasso, (meglio conosciuto come Franchina), trans veterano della zona. Figura esile dagli occhi e dai capelli chiari, con voce pacata ed espressione che tradisce la riconoscenza di chi non si è ancora abituato a sguardi famelici non di corpi, bensì di storie, racconta la sua. Presenta il libro Davanti alla porta, scritto qualche anno fa. «Io non sono uno scrittore, sono una prostituta; ho deciso di scrivere a seguito della grande retata del 2000. Dopo quell’occasione il quartiere si è svuotato e ho iniziato a provare una forte malinconia. Le cose a quel punto erano due: o andare da uno psicologo o scrivere».
Arriva dunque il momento di oltrepassare non solo mentalmente, ma anche fisicamente un muro invisibile, reso invalicabile dalla paura del diverso e che separa San Berillo dalla quotidianità del capoluogo a cui sembra non appartenere. Il gruppo di “turisti in casa propria” avanza così tra le abitazioni diroccate e più o meno pericolanti, accompagnato passo dopo passo dalle spiegazioni delle guide.
Ci si incammina tra strade inesplorate, impregnate dalla puzza di urina mescolata paradossalmente all’assenza di smog. Si affiancano i banchi lavici dei ruderi e le porte murate e poi colorate da chi non vuole una vita in bianco e nero. Le note di Amami di Mina e Celentano, poi, arrivano dall’abitacolo di una macchina a tutto volume, mentre ci si accosta e si scambia qualche battuta con chi si spoglia per mestiere, sottomissione, voglia o ricatto. Si scorgono durante il tragitto le loro stanze, dopocihé ci si ferma e si torna indietro, perché in via di Prima si lavora e ai clienti non fa piacere essere visti lì.
In un’atmosfera quasi surreale, dove il tempo sembra essersi fermato, si partecipa in seguito a un excursus storico che ha visto la zona medio-borghese colma di attività produttive trasformarsi nel nido di chi la società discrimina ancora: omosessuali, extracomunitari, prostitute, tossici e alcolizzati. Si tratta, in altre parole, di chi non ha paura di perdere, perché pensa di non avere più niente da giocarsi, nel bene e nel male. Non a caso, viene fatto un chiaro riferimento allo sventramento del quartiere degli anni Cinquanta e alla legge Merlin e si vede, subito dopo, la lapide di Cosimo Gibelli, detto Cosimu peri peri, un magnaccio amato dalle prostitute e ucciso in giovane età.
Tra le soste tristemente ignote ai più, anche il museo REBA e la casa natale di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice di fama internazionale nata proprio in via Pistone numero 20. Una voce orgogliosa e suggestiva recita alcuni passi delle sue opere: «L’amore non è assoluto e nemmeno eterno e non c’è solo amore tra uomo e donna, possibilmente consacrato. Si poteva amare un uomo, una donna, un albero e forse anche un asino, come dice Shakespeare. Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire». A parlare sembra l’anima di un intero San Berillo rimasto inascoltato troppo a lungo.
Il tour si conclude quindi con una sosta di fronte all’Albero della vita nella piazzetta conosciuta come Delle Belle. «Il nostro progetto di cittadinanza attiva intende mantenere viva l’idea di rigenerazione urbana della zona, seguendo il cosidetto “Manifesto Frannchina”, che intende custodire l’originalità e l’autenticità del luogo, contrastarne l’incuria e l’oblio offrendo però un’occasione di riscatto in chiave turistico culturale» è quanto si legge nella pagina dell’evento, pronto ad accogliere sempre più occhi e cuori curiosi, all’insegna di un futuro la cui parola-chiave sia l’integrazione.
Concetta Interdonato
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