Tutti abbiamo affrontato, anche più volte, il fatidico primo appuntamento. Le donne lo vivono tra un “Oddio cosa mi metto” e un “Mi bacerà sotto il portone?”, gli uomini invece tra un “Speriamo bene…” e un “Ma dopo vuole che ci fidanziamo?”.
Insomma, il primo appuntamento è sempre un luogo di paure, ansie, intimità che le persone si sono stancate di provare. Anche se, secondo la psicologa Umberta Telfener, il primo appuntamento è ormai in via d’estinzione.
«Sono eventi occasionali e straordinari, ancora graditi alle donne, ma che ormai avvengono a relazione già iniziata» La sua affermazione è da considerare vera in base all’età delle parti in causa. «I giovani prima s’incontrano nel rapporto sessuale, magari perché fanno sesso ubriachi, dopo la discoteca. Poi, continuano a frequentarsi per sesso, ciascuno sperando di essere sedotto dal piacere che l’altro gli dà. Ma evitando di conoscersi davvero, evitando di farsi domande»
In quanti si ritrovano in questa affermazione della psicologa? «I giovani hanno un’insicurezza pazzesca rispetto alla loro amabilità. Vanno a letto insieme per mesi senza mai uscire, poi quando uno dei due chiede all’altro di andare cena o al cinema, quel “primo” appuntamento ha il valore di un passo enorme»
Perché è più semplice condividere la propria nudità? Perché abbiamo paura dell’intimità, quella vera? Esattamente, quando abbiamo smesso di cercare il primo appuntamento iniziando a esplorare un nuovo modo per stare insieme senza conoscersi realmente?
L’intimità, l’aprirsi, il farsi conoscere per ciò che siamo, il mettersi in gioco davanti all’altro, porta molta paura. Porta a ritirarsi, a fare un passo indietro perché si sa che più l’altro si avvicina, più si rischia di soffrire. Tutti ci siamo trovati, in qualche modo, con delle ferite. Le cicatrici del passato sono spesso una facciata del nostro comportamento presente.
“Ti voglio, ma non così tanto. Ti cerco, ma stai al tuo posto. Amami ma da lontano. Desiderami, ma non potrai mai avermi davvero”. Sono solo alcune delle frasi che usiamo per auto-convincimento.
«Dunque – secondo la Telfener – non dovremmo più parlare di “primo appuntamento”, ma di una “prima conversazione”, dove le aspettative e gli obiettivi non sono più quelli tradizionali. Al giorno d’oggi, nessuno dei due partner può ragionevolmente avere fantasie troppo romantiche»
Quindi, con l’estinzione del primo appuntamento, è morto anche il romanticismo? O in realtà, quest’ultimo nasce proporzionalmente con la conoscenza dell’altra persona?
Nicole Rastelli
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