2050 Siria, ancora fumo in quella landa desolata. I mitra hanno appena scaricato i loro bossoli, le bombe fatto collassare un intero edificio, ma a terra il sangue è meno del previsto. Pochi gli uomini coinvolti, solo le macchine hanno condotto la battaglia: gli algoritmi sono più efficienti nella scelta del bersaglio…
Sembra l’inizio del sequel di Terminator, sembra l’ennesimo Sci-Fi Film, eppure lo scenario appena descritto non si discosta troppo da quello presentato nel documento Visualizing the tecnical Ground Battlefield in the year 2050 firmato dal dipartimento della difesa degli Stati Uniti e dal US Army nel Dicembre 2015.
Da allora il concetto di Intelligenza Artificiale ha iniziato ad essere argomento di discussione esponenzialmente sempre più sentito tra le brillanti menti del settore, come è accaduto proprio pochi giorni fa.
≪Gli esperti firmano per fermare i Robot assassini…Musk e altri 116 esperti presentano all’Onu la richiesta di regolamentare la ricerca riguardo l’AI≫.
Gli stessi esperti tecnologici, come il magnate di Testa Elon Musk e il grande fisico Hawking, dichiarano che le ricerche stanno avanzando in campo militare e che è di fondamentale importanza regolamentare proattivamente tale scoperta e evitarne l’impiego bellico.
≪Evocare un demone ≫ lo definisce il grande imprenditore sudafricano Musk in una delle sue innumerevoli dichiarazioni sul tema. Nonostante il timore per l’impiego in campo bellico, crede fortemente nelle potenzialità di questa futuristica scoperta in tutti gli altri settori. Così, il 14 Dicembre 2015, fonda OpenAI, una compagnia no profit con più di 60 esperti, atta a svolgere ricerche in materia e che rende pubblici e accessibili tutti i risultati raggiunti.
Unico imperativo: tenerli lontani dal mondo bellico, con la sua corsa agli armamenti e i suoi delicati equilibri. Il rischio più grosso e meno fantascientifico sarebbe quello di sottovalutare le potenzialità dell’AI di traslare la guerra su un piano totalmente sconosciuto.
Per arrivare a comprende al meglio lo scenario che si potrebbe prospettare in campo militare e le tempistiche al riguardo è necessario prima fare un po’ di ordine.
Sappiamo cosa è AI? Crediamo possibile la totale riproduzione dell’intelligenza umana? Ed è davvero chiaro cosa si intenda per intelligenza?
Il concetto di Intelligenza Artificiale non è affatto lineare: gli stessi esperti in materia portano avanti conflitti sia di natura etica che pratica al riguardo.
Marco Somalvico, ingegnere italiano specializzato in questo campo, la definisce:≪Una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che […] sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana».
E per quanto riguarda il più generale concetto di intelligenza la Treccani la esplica così: Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza.
Alla luce di ciò, non si può che vedere il veloce incedere di nuove tecnologie e scoperte al riguardo.
In campo comunicativo si ha il software del riconoscimento foto di Facebook o l’esempio dei sempre più semiotici algoritmi Google per l’analisi dei testi.
Per quanto riguarda l’apprendimento e l’adattamento tanti sono i software realizzati per potenziare le macchine come i Baseline progettati dall’azienda innovativa di Elon Musk OpenAI o i Memoristone, brevettati dall’università di Bordeaux, che simulano proprio i processi per la memorizzazione delle sinapsi.
In ambito bellico si punta ad ottenere droni, sommergibili e cingolati che autonomamente valutino e scelgano l’obiettivo senza l’ausilio del supporto umano.
Il vero quesito, tuttavia, è: tutte queste tecnologie e scoperte che puntano sempre di più a simulare l’attività celebrale, potranno davvero arrivare a riprodurre l’intelligenza umana? Oppure mancherà sempre qualcosa?
Giulia Bergami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.