La tecnologia ha deciso, letteralmente, di superare anche la luce: come? Dotando i suoi dispositivi di una rapidità di calcolo da far paura, appunto, alla luce stessa. Non a caso, al Politecnico di Milano si sta studiando appositamente per la creazione di sistemi di computo digitale che superino di gran lunga i propri fratelli più giovani – di stampo quantistico ovviamente. Come riporta Focus, nei classici computer le operazioni avvengono mediante tre fasi diverse: nella prima, i dati vengono trasferiti nell’unità di calcolo, si effettuano i computi in questione, e una volta fatto questo, gli stessi ritornano nuovamente in memoria. Niente di simile, quindi, al computer – di nazionalità italiana – più veloce del mondo.
Infatti, in esso tutti i calcoli avvengono direttamente in memoria, annullando del tutto le ulteriori due fasi precedentemente descritte. E questo solo grazie a un memristore, una nanotecnologia in grado – attraverso l’unione delle due componenti in questione, memoria e resistore – di memorizzare le informazioni analogiche di riferimento, concludendo le operazioni senza bisogno di dislocarle.
Tutto questo, aiuterà l’intelligenza artificiale nell’addestramento di futuri dispositivi utili, per esempio, al riconoscimento di segnali stradali, o a raggruppare più immagini consecutive limitando al minimo gli errori di classificazione. Le matrici con cui vengono sviluppate queste tecnologie, nello specifico, sono realizzate in laboratori a Milano completamente asettici, in cui la polvere non ha modo di accedere. Difatti, essendo, quest’ultima, di una grandezza maggiore alle matrici (esattamente corrispondenti a un miliardesimo di metro), potrebbero rovinarsi irreversibilmente. Insomma, come disse Buzz Light-Year, personaggio del cartone animato Toy-Story, «verso l’infinito e oltre»; e stavolta, accadrà sul serio.
Anastasia Gambera
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