Dopo pellicole come Back To The Future, Cast Away e Forrest Gump torna sul grande schermo, questa volta anche in versione 3D, Robert Zemeckis con un film che racconta una storia intensa, incredibile e, soprattutto, vera.
Presentato all’edizione 2015 della Festa del cinema di Roma, tenutasi dal 16 al 24 ottobre, The Walk è uscito nelle sale cinematografiche il 22 corrente mese facendo parlare molto di sé, a partire dal regista che lo ha firmato: Robert Zemeckis. Il film racconta, con l’ausilio del 3D, le imprese eroiche e folli di Philippe Petit, funambolo francese già protagonista di un documentario – vincitore di un premio Oscar – uscito nel 2008, Man on Wire, diretto da James Marsh e tratto dalla biografia dello stesso Petit, intitolata To Reach The Clouds.
Fin da bambino Philippe, interpretato da un magnifico Joseph Gordon-Levitt, coltiva l’amore per il funambolismo e dopo aver visto alcuni maestri circensi dilettarsi in tale arte, inizia a imparare da autodidatta: ovunque esso veda due punti sui quali poter stendere un filo, Petit li lega simbolicamente con una cordicella rossa, immaginando poi di salirvici sopra. Con il passare degli anni decide di fare della sua passione anche il suo lavoro, recandosi pertanto a Parigi per esibirsi come artista di strada: sarà proprio nella capitale francese che il protagonista vedrà per la prima volta, su un rivista, la foto del progetto che diverrà il sogno della sua vita, le Twin Towers di New York nel cuore di Manhattan. Tra queste due incredibili torri, che per l’epoca erano le più alte al mondo, Philippe immagina un lungo filo dove poter camminare, sospeso nel vuoto. Si trasferisce così nella metropoli statunitense e nell’estate del 1974 dà inizio ai “lavori” per coronare il suo sogno. Con l’aiuto di fidati amici e collaboratori riesce, con vari inganni e sotterfugi, a trasportare tutta l’attrezzatura necessaria in cima alle due strutture e la notte tra il 6 e il 7 agosto, spiega il suo magico filo: lo spettacolo, del tutto inatteso per il pubblico che si fermerà a osservarlo, oltre che illegale, inizia all’alba, dove, alzando gli occhi al cielo i newyorchesi scorsero un uomo pazzo camminare su una corda d’acciaio tesa tra due torri a 412 metri d’altezza. Il tutto dura circa quarantacinque minuti, nei quali Petit compì più volte il tragitto sul filo, beffandosi della Polizia che lo aspetta per arrestarlo, salutando il pubblico, sdraiandosi su di esso e, «cosa che un funambolo non dovrebbe mai fare», guardare giù.
Non è la prima impresa folle compiuta dal Petit, ma sicuramente quella più simbolica e degna di nota, soprattutto in seguito all’attentato del 2011 che distrusse le Torri Gemelle. Vale la pena ricordare, tra le tante, la “traversata” tra i campanili di Notre Dame nel 1971, a Sydney tra i piloni dell’Harbour Bridge nel 1973 e quella attraverso le cascate del Niagara. Una pellicola sicuramente carica di emozioni, che lascia spesso lo spettatore con il fiato sospeso e oltremodo sollevato quando si accorge con che “facilità” Petit ha il controllo del proprio equilibrio. Un film che mette in luce la forza, l’ambizione e la caparbietà di un grande uomo che ha reso spettacolare la sua vita.
Sofia Bonomo
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