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“Spotify”: rivoluzionario o superfluo?
29 Marzo 2013
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“Spotify”: rivoluzionario o superfluo?

Home » Tech » App » “Spotify”: rivoluzionario o superfluo?

L’Italia è culla di cultura e arte, patria del buon cibo e punto di riferimento per la moda. Tuttavia, tra i Paesi europei il nostro è sempre tra gli ultimi a recepire le innovazioni. È il caso di Spotify, servizio musicale in streaming, lanciato in Svezia ben cinque anni fa e che, tra Europa e Stati Uniti, vanta ben venti milioni di utenti, cinque dei quali abbonati a pagamento.

Dopo una lunga attesa, il servizio è sbarcato nel Bel Paese lo scorso febbraio. Come funziona? Semplice. Ci si iscrive su www.spotify.com, si seleziona l’abbonamento desiderato e s’installa il software che permette di cercare canzoni, costruire le playlist e ascoltare quelle degli altri. Tuttavia, la novità principale è che è possibile usufruire dei brani senza che essi vengano scaricati e conservati nell’hard disk. Il servizio, inoltre, è on demand: l’utente, cioè, può scegliere cosa ascoltare. Per quanto riguarda i prezzi degli abbonamenti, le possibilità sono tre: Spotify Free, gratuito, permette di ascoltare musica senza limitazioni, ma con banner e annunci pubblicitari audio; Spotify Unlimited costa 4,99 euro al mese ed elimina tutta la pubblicità; Spotify Premium, invece, costa 9,99 euro al mese, funziona anche su dispositivi mobili e permette di salvare fino a 9999 canzoni sui propri device. I brani scelti rimangono nell’app, possono essere ascoltati anche offline e sono accessibili solo finché si rimane abbonati al servizio.

Cosa ne pensano gli utenti? Riuscirà Spotify a cambiare la modalità di fruizione della musica? Lo abbiamo chiesto ad alcuni aficionados di questo nuovo programma, che siamo riusciti a contattare tramite Facebook, un altro dei punti di forza del Web 2.0.

Chiara, 17 anni, rivela di essere soddisfatta da Spotify: «È un servizio valido perché non si limita a fornire un repertorio musicale come YouTube, ma ti dà la possibilità di interagire con gli altri utenti. È un programma rivoluzionario perché ti permette di scoprire la musica attraverso le persone e le persone attraverso la musica».

Alberto, 20 anni, invece, è scettico: «Ho provato sull’iPhone l’applicazione per il mese di prova, al termine del quale l’ho rimossa. A mio avviso Spotify non aggiunge nulla a ciò che avevo prima: preferisco continuare ad ascoltare gli mp3 sul mio smartphone».

Francesca, 31 anni è colpita soprattutto dalla velocità di questa nuova esperienza musicale: «Spotify è stupefacente: possiede un catalogo musicale molto vasto, è dotato di un’interfaccia semplice e puoi passare da un brano all’altro in un secondo. Se mi abbonerò? Mi piacerebbe ritrovare le stesse playlist su cellulare e tablet, ma continuerò a usarlo solo sul pc perché reputo la tariffa esagerata».

Alessandra, 25 anni, crede che Spotify abbia già rivoluzionato la sua vita musicale: «Prima acquistavo gli album che mi interessavano e ascoltavo il resto su YouTube. Adesso trovo più semplice ricorrere a Spotify, che mi permette di avere a portata di mano non solo i miei artisti preferiti, ma anche quelli che mi vengono di volta in volta consigliati da amici o dallo stesso programma. È come avere a portata di mano una stazione radio dove, però, sei tu a scegliere cosa ascoltare e questa credo sia una svolta epica. La versione Premium è troppo costosa, ma credo che Spotify abbia finalmente creato un modo intelligente per arginare il fenomeno della pirateria ed è questo il successo più grande».

Salvo, 54 anni, è riuscito a scovare le canzoni che ascoltava da ragazzo: «Mi è bastato scrivere il titolo dei dischi che possiedo ancora in vinile per ritrovare tutti i brani che desideravo con audio di ottima qualità. La versione Premium? Interessante, ma non fa per me perché vado a lavoro in macchina e ascolto la radio».

Andrea Motta

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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