I giovani di Catania si distinguono ancora una volta per i propri talenti: gli Skull Above The Cannon sono un gruppo musicale metal, un trio tutto siciliano nato nel 2013. Il 18 Marzo si esibiranno al Barbara Disco Lab di Catania all’interno della storica rassegna Rock Therapy.
CATANIA – Formato da Ettore Scuderi al basso, Giulio Matheson alla voce e alle chitarre e Daniele Mandarino Giustolisi alla batteria, il trio degli Skull Above The Cannon è natO per caso. Si sono esibiti per la prima volta ad una sagra di paese e da allora sono diventati inseparabili. Accomunati dalla passione per le tradizioni siciliane, il folklore e la buona musica classica, questi ragazzi hanno stoffa da vendere. Il 5 gennaio 2015 gli Skull Above the Cannon debuttano con il loro omonimo EP. Attualmente stanno registrando in studio il loro primo album e Voci di Città li ha intervistati per voi:
Giulio, da cosa nasce il vostro nome? Che genere di musica suonate?
Giulio:«Quando ci siamo formati cercavamo un nome che rendesse le nostre radici accessibili ad un pubblico internazionale. Un giorno Ettore ebbe l’idea di tradurre in inglese un verso di una celebre canzone popolare siciliana. A primo impatto suonava strano ma con il tempo abbiamo appreso che è strano anche il genere che suoniamo! Si può definire alter metal, traiamo ispirazione dal prog-metal, stoner e funk anni ’90. Inoltre ultimamente stiamo sperimentando l’inserimento di strumenti tribali ed aborigeni nelle nostre produzioni».
Siete stati chiamati a partecipare al celebrativo Edu Falaschi 25th Anniversary Italian Tour, ci racconti un po’ questa esperienza?
G:«Abbiamo seguito Edu in alcune tappe italiane come gruppo spalla. Lui è una persona molto umile e professionale ed era accompagnato da una band con professionisti di alto livello come Dino Fiorenza e Maestro Mistheria. Per noi è stato un vero e proprio viaggio formativo, ma quello che ti fa crescere veramente sono le avventure, i personaggi allucinati che incontri, le paste insipide nei locali e poi, naturalmente, il palco».
Il 18 suonerete al Barbara Disco Lab di Catania, come vi sentite al riguardo?
G:«Emozionati come sempre! Stavolta in modo particolare però, perché sarà un concerto tutto nostro, a casa nostra. Avremo spazio a sufficienza per giocare e sperimentare, sarà propedeutico per entrare in studio prossimamente. Infine, tengo a precisare che sarà free-entry!».
In cantiere c’è il vostro primo album, puoi anticiparci qualcosa? Saranno tracce che interesseranno solo gli amanti del metal o le consigli a un pubblico vasto?
G:«Sì, stiamo ultimando gli arrangiamenti e la selezione dei brani che cominceremo a registrare quest’anno. C’è ancora molto da fare, ma siamo carichi e sento che stiamo lavorando bene su molti fronti, anche grazie ai nostri collaboratori Fabio Trombetta (Studio Dupin) e Andrea Dieli (KaOri) che ci seguono con passione e ci aiutano a migliorare. Io consiglio sempre a tutti di ascoltare tutto ciò che incontrano sul proprio cammino, perché ognuno fa le cose a modo proprio, infatti, conosco molte persone che abitualmente non ascoltano metal, ma che apprezzano parecchio la nostra musica».
I vostri brani di cosa parlano? Raccontaci dei brani che amate in particolar modo.
G:«I nostri brani, pur essendo scritti in inglese e suonati in uno stile più nordico, parlano sempre del Sud, dei miti e dei personaggi della nostra isola, l’isola come condizione esistenziale, da cui spesso si vuol fuggire, ma più spesso tornare. Per esempio Nickfish è un brano che ci rappresenta molto, ispirato al mito di Colapesce, invita all’ azione tutti gli “isolani” per sostenere sulle proprie spalle un destino che sembra perennemente sull’orlo del collasso. Un altro brano a cui siamo molto affezionati è Away, che parla proprio delle partenze e dei ritorni, dell’arricchimento interiore dato dal viaggio e dalla riscoperta delle proprie radici. Ecco spiegata nuovamente anche l’intenzione alla base del nome che abbiamo scelto!».
Barbara Di Benedetto
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